1 – L’Energia Oscura e le imprese di Mahima Narayan (2760)
Nel cuore del XXVIII secolo, l’umanità si avventurò in un viaggio verso l’ignoto, sospinta da un’ardente curiosità e dalla sete di scoperta. Fu allora che ebbero inizio le sperimentazioni rivoluzionarie sull’energia oscura, un potere sconosciuto che permeava l’Universo, intessuto tra le stelle come un filo invisibile di aspettative e di angosciosi interrogativi.
Immersi nella fervida ricerca, gli scienziati del tempo sognarono ad occhi aperti di utilizzare questa forza primordiale come un baluardo contro le infinite distanze dell’Universo. Le gigantesche astronavi e stazioni interstellari, con le loro vele spiegate verso l’infinito, divennero il simbolo tangibile di questa nuova era di esplorazione. L’energia oscura non solo alimentava i motori di queste navi spaziali, ma anche gli animi e le fantasie dei pionieri che le guidavano.






Ma l’impiego dell’energia oscura non si limitava alla sola conquista delle stelle. Essa si diffuse come un fiume impetuoso, nutrendo molteplici campi della conoscenza umana. Nelle scienze naturali, aprì porte verso nuovi orizzonti, consentendo di scrutare i misteri dell’universo con strumenti mai visti prima. Nelle scienze sociologiche e filosofiche, illuminò le vie per una convivenza armoniosa tra gli esseri viventi e tutti quei pianeti che riteniamo la nostra casa.
Quest’epoca segnò un’accelerazione senza precedenti nello sviluppo umano e sociale, un balzo audace verso un futuro di cui solo si poteva immaginare la grandiosità. E mentre le astronavi balzavano tra una costellazione e l’altra in un battito di ciglia, portando con sé i sogni di generazioni passate e future, l’umanità abbracciò con gioia l’incerto, conscia che solo nell’oscurità si sarebbe potuta scoprire la luce della conoscenza. E la più grande luce della conoscenza porta il nome di Mahima Narayan, una figura che risplende nella tenebra infinita dello spazio, come una stella guida per l’umanità. La sua vicenda è intrecciata con la trama stessa dell’universo, una storia di coraggio, intelligenza e umanità.
Allieva della celebre Dhara Godavari, Mahima non si accontentò mai di osservare le stelle dall’incerto confine della scienza, ma invece le affrontò, le scrutò e le abbracciò con ardente passione di studiosa e di esploratrice. Attraverso le intricate relazioni tra costante di Hubble, materia oscura e onde gravitazionali, scoprì il potenziale dell’energia oscura ben al di là delle stelle: un potenziale che si diffondeva inalterato nell’infinità delle galassie. E ciò fu di sprone per una esplorazione cosmica ancora più vasta, attraverso vascelli spaziali sempre più sofisticati ed efficienti.
Il suo genio illuminò sentieri fino ad allora inesplorati, aprendo le porte alla terra-formazione di mondi lontani, trasformando desolati paesaggi planetari in ricchi giardini di vita. I suoi dispositivi emanatori si stagliavano come faro di speranza su mondi dimenticati, portando con sé il dono della rinascita e di un fondamentale sviluppo.
Ciononostante Mahima non si fermò qui. Con la determinazione di un’artigiana divina, brevettò e costruì impianti industriali mastodontici, erigendo monumenti alla sua visione audace nello spazio infinito. La sua impresa non era solo un inarrestabile successo finanziario, ma un tributo alla sua incommensurabile creatività e alla sua incrollabile fede nella possibilità di un mondo migliore in perenne progresso.
Per di più, dietro il velo della fama e della ricchezza, brillava la luce della sua umanità. Mahima era una donna di fede profonda, che vedeva nell’universo non solo una cornice per le sue imprese, ma anche un santuario di meraviglia e mistero. La sua filantropia era leggenda, un fiume di altruismo e disinteresse che scorreva attraverso i cuori di coloro che aveva toccato con la sua sollecitudine. Mahima Narayan, è come un astro luminoso nel firmamento della storia, una donna che ha sfidato le stelle e ha illuminato il cammino per le generazioni a venire. Il suo nome risuonerà per sempre nell’eternità come un’ode alla forza dell’animo umano, e la sua ammirevole vita continuerà ad ispirare nell’eternità ogni eroica impresa dell’umanità.
Intorno agli anni ’60 del XXVIII secolo, il suo fulgido esempio si diffuse ancora una volta attraverso i confini dell’universo quando lei medesima, si mise a capo di una missione di pace e riconciliazione tra umani ed alieni. In un angolo remoto dello spazio, dove le fiamme della guerra bruciavano da decenni alimentate da antichi odi religiosi, Mahima decise di intervenire personalmente, portando con sé non solo la sua saggezza scientifica ma anche il suo cuore compassionevole e la sua forza morale.
Proiettatisi con le più munite astronavi nel quadrilatero spaziale dei pianeti Prudence, Justice, Fortitude e Temperance, Mahima e i suoi equipaggi si immersero in una lunga odissea di speranza e sacrificio. In questa zona del cosmo, dove le virtù cardinali erano diventate solo vuoti nomi, Mahima sperò di risvegliare quegli ideali di pace e armonia che giacevano sepolti sotto il peso delle armi e delle vendette.
E fu qui che mi ritrovai anch’io, coinvolto in un tremendo scenario di dolore e disperazione, ma anche di speranza. Lavorando al fianco di Mahima Narayan, vidi il suo coraggio illuminare le tenebre e il suo amore per l’umanità risvegliare le speranze perdute. Infatti ella, attenendosi ai principi della sua fede religiosa, aveva immaginato di sfruttare le enormi possibilità dell’energia oscura non solo per viaggiare nello spazio, ma anche per risanare tutte quelle innumerevoli zone colpite da radioattività e da malattie epidemiche a causa delle guerre e delle carestie.
Era riuscita brillantemente nel suo intento costruendo astronavi bonificatrici ad energia oscura destinate alle zone contaminate, per rendere queste ultime in breve tempo di nuovo abitabili per umani ed alieni dopo aver imposto, quasi sempre grazie alla temibile potenza militare dell’Unione Galattica, una pace risolutiva laddove era stato necessario. Tali straordinarie navi avevano le forme più diverse, ma rispondevano quasi tutte al nome convenzionale di “Nimbus Novus” da uno dei primi pianeti extra-galattici rigenerati, ed erano fornite di motori ad energia oscura, di imponenti congegni bonificatori, nonché di acceleratori molecolari e chimici per i processi biologici e botanici rivolti alla terra-formazione. Questi enormi battelli erano comandati da esperti militari della flotta stellare, tra i quali non potevano mancare alcuni miei amici come il Capitano O’Bannon, il Tenente di Vascello Petrosjan e il Maggiore Dragan. Così, quando era prevista la collaborazione di un fotografo documentarista, erano proprio loro a volermi a bordo allorché le Nimbus decollavano per importanti missioni.
Una di queste, forse la più difficile, si svolse appunto nel quadrante stellare di Prudence, Justice, Fortitude e Temperance, dove atavici odi religiosi avevano scatenato conflitti sanguinosi tra umani ed alieni. Mahima pianificò con cura ogni dettaglio della missione, assicurandosi di coinvolgere tra gli altri anche coraggiosi militari come il Capitano Lazarus O’Bannon Smith, il Tenente di Vascello Lucius Vartanovič Petrosjan e il Maggiore Cantor Dragan.
Durante la missione, Mahima Narayan e i suoi equipaggi si trovarono di fronte a numerosi ostacoli e pericoli. Su Prudence, furono testimoni di rivolte e cruenti conflitti con l’uso di armi proibite capaci di annientare interi insediamenti. La determinazione di Mahima e la sua leadership incrollabile furono fondamentali nel negoziare la pace e nel riportare stabilità nella regione.


Su Justice, invece, le Forze Galattiche affrontarono un dispotico governo di avidi transfughi terrestri, che opprimeva gli alieni con leggi discriminatorie e razziste. Mahima e i suoi compagni operarono senza sosta per denunciare i soprusi e sostenere i diritti degli oppressi, anche mettendo a rischio la propria vita per la causa della ragionevolezza e della libertà.
Su Fortitude e Temperance, Mahima Narayan e il suo equipaggio affrontarono il cuore stesso della catastrofe, proprio dove il furore delle guerre civili protrattesi per lunghi anni aveva lasciato solo distruzione e disperazione. Ella non si lasciò abbattere dalla violenza e dall’orrore che circondavano quei pianeti martoriati. Con il suo coraggio incrollabile e la sua compassione senza limiti, si mise al comando di una squadra di inconsapevoli eroi, determinati a portare speranza e salvezza in mezzo al caos. Attraverso le rovine fumanti delle città devastate e i campi di battaglia insanguinati, Mahima e i suoi compagni si fecero strada, portando con sé il dono della vita in un mare di morte, con ogni genere di aiuti e medicine. Ad ogni passo, con ogni gesto possibile di premura e compassione, si ergevano come angeli di misericordia su quell’inferno di dolore e sofferenza.
Nel cuore dei conflitti, la Narayan non si limitò a curare le ferite fisiche, ma anche quelle dell’anima. Con le sue parole di conforto e il suo abbraccio amorevole, lenì le cicatrici invisibili che la tragedia aveva impresso nei cuori degli uomini e delle donne, umani ed alieni che fossero.
E così, tra le macerie della distruzione, Mahima e il suo fedele equipaggio scrissero un capitolo di speranza e umanità, dimostrando che anche nei momenti più bui, la luce della pietà può brillare più forte di ogni sole. È così che il loro sacrificio e la loro dedizione saranno per sempre ricordati: come un modello di speranza per tutte le razze e le civiltà dell’universo.
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Devo confessare che la partecipazione che ebbi in quelle imprese di bonifica e pacificazione, seppure talora risolte con l’uso delle armi a prezzo di numerose vittime innocenti, mi rende comunque orgoglioso; anche adesso che sono passati tanti anni e non esercito più la professione attiva. Mi rendo conto infatti che, vista la malvagità e l’ottusità di certe popolazioni umane ed aliene, i nostri equipaggi militari non avrebbero potuto fare altro che utilizzare le bombe per ricondurre quei ribelli estremisti alle ragioni della pace. Per fortuna talvolta fu risolutivo, forse proprio per volontà degli Dei, l’impegno profuso da quei sinceri ambasciatori di fede che in molte occasioni si sostituirono al fragore delle armi, come i venerabili Padre Pope Sacerdos Allen proveniente da Terra Magistra, e lo Sciamano Sciakham Udhrum originario del religiosissimo pianeta Tess, entrambi da me conosciuti personalmente. Costoro diventarono nel corso degli eventi stretti collaboratori di Mahima, come tanti altri sapienti e monaci di buona volontà, ambasciatori di pace di tutte le etnie, razze e religioni.
La mia confessione porta con sé il peso di una memoria carica di eroismo e sacrificio, ma anche di dubbi e riflessioni profonde. È un’ondata di emozioni che mi scorre attraverso il cuore, come un fiume che porta con sé tracce di un passato tormentato. Quelle imprese di decontaminazione e pacificazione hanno plasmato il mio essere, hanno forgiato il mio spirito con il pericolo della battaglia e la luce della speranza. Infatti, anche se il prezzo pagato è stato alto per la perdita di vite innocenti e il dolore che si insinua nell’anima come un veleno, c’è ancora un bagliore di orgoglio nel mio sguardo: ho constatato di persona la stoltezza e la crudeltà che si annidano nell’animo di umani ed alieni affrontando il male con coraggio e determinazione, senza esitazione. Ho compreso che, a volte, la forza delle armi è l’unica risposta possibile di fronte all’ostinazione di quegli estremisti che si aggrappano alle loro convinzioni con feroce integralismo. Ma anche in mezzo al rimbombo delle battaglie, ho trovato la via della speranza. Sono stati quegli ambasciatori di fede, come il venerabile Padre Pope Sacerdos Allen e lo Sciamano Tessita Sciakham Udhrum, a lenire le ferite dell’anima, a porre un ponte tra le fazioni nemiche, a mostrare che la pace è possibile anche nelle circostanze più disperate.
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Pope Sacerdos Allen, un uomo dalla saggezza antica e dal cuore generoso, fu il faro spirituale che ci illuminò fin dall’inizio delle nostre missioni di risanamento attraverso le stelle. Con la sua età avanzata e il suo aspetto mistico, sembrava quasi un custode dei segreti dell’universo, un legame tra il mondo terreno e quello divino. I suoi occhi riflettevano la profondità di esperienze vissute e la compassione per ogni essere vivente nell’universo. La sua voce era come una rassicurante poesia che ci accompagnava attraverso le tempeste della guerra e delle calamità, portando conforto e speranza a coloro che ne avevano più bisogno. Con il suo abbraccio gentile e le sue parole di saggezza, Pope Sacerdos Allen curò le ferite dell’anima e portò pace nei cuori infranti dalla tragedia. La sua presenza era come una benedizione, un raggio di luce che penetrava anche nelle ombre più profonde della disperazione.
Ammirevole fu il comportamento di Pope Allen quando si trovò ad assistere centinaia di profughi che scappavano in cerca della salvezza dalla città di Soberness, assediata per la battaglia finale prima della cattura degli autoproclamatisi Signori Supremi, prepotenti caporioni degli invasori meticci e irregolari che da decine di anni infestavano il pianeta Temperance. Essi erano stati per lungo tempo gli odiosi autori di inenarrabili atrocità e crudeli rappresaglie nei confronti della mite popolazione autoctona del pianeta, composta principalmente da contadini e umili pastori che coraggiosamente non si erano mai sottomessi alla loro tirannide.
La misericordiosa condotta di Pope Allen durante l’assistenza ai fuggiaschi dalla città di Soberness, assediata e bombardata nell’assedio finale contro i tiranni, fu un esempio di altruismo e compassione che ha toccato il cuore di coloro che ebbero il privilegio di testimoniare la sua opera.
In quei momenti bui e tumultuosi, Pope Allen si distinse per la sua calma e la sua amabilità, offrendo conforto e sostegno a tutte quelle anime in fuga dalla violenza e dall’oppressione, anche se di etnie e religioni diverse. Con la sua carità indiscriminata e le sue parole di speranza, diede di nuovo coraggio e instillò fiducia a coloro che avevano perso ogni cosa, trasformando il terrore in forza d’animo e la disperazione in fede.
La città di Soberness, teatro di orrori irriferibili perpetrati per lungo tempo dagli invasori del pianeta dei Temperanti e della terra dei Soverniti, era un simbolo della resistenza e della dignità di tutte le stirpi di Temperance. Pope Allen non solo soccorse i profughi con cure mediche e materiali di prima necessità, concessigli per la sua rispettata fama di equità e neutralità, ma li circondò con il suo affetto e la sua attenzione, riconoscendo oltre la loro sofferenza, anche la forza e il coraggio dimostrati nel non piegarsi mai alla tirannia.
Attraverso il suo eroismo e la sua abnegazione, Pope Allen mostrò che anche nelle situazioni più disgraziate, l’amore e la solidarietà possono in qualche modo trionfare sul male e sulla violenza. La sua presenza gioiosa e rassicurante si trasformò in una spinta di ispirazione e speranza per tutti coloro che ebbero la iattura di vivere quel tragico periodo, dimostrando che anche nel buio più profondo, la luce della bontà può brillare intensamente.
Nel caos della battaglia e del terrore, Pope Allen si distinse come maestro di fiducia e conforto per i profughi che cercavano scampo dalla furia della guerra allontanandosi dalla città di Soberness. Centinaia di anime disperate, in fuga dalla violenza e dalla aggressività degli invasori, trovarono sollievo nelle sue parole incoraggianti e nei suoi atti generosi.
Mentre il fragore delle armi risuonava tra le vie della città assediata, Pope Allen si adoperava con dedizione e coraggio per soccorrere i feriti e gli sfollati. Con le sue mani esperte e il suo cuore generoso, curava il dolore delle ferite del corpo e leniva quello dell’anima, portando sollievo e speranza a quelli che avevano perso ogni cosa.

Tra le rovine fumanti di Soberness, Pope Allen si ergeva come un esempio di umanità in un mare di disperazione. Con la sua voce pacata e le sue parole di buon senso, dava suggerimenti e disposizioni, infondeva coraggio e forza nei cuori infranti dalla tragedia, incoraggiando gli sfollati a non perdere mai la speranza di un futuro migliore.
I Signori Supremi, quei prepotenti invasori che avevano seminato terrore e distruzione nel pianeta Temperance per decenni, erano stati finalmente sconfitti e catturati uno ad uno. Ma il costo della libertà era stato alto, e Pope Allen era lì per alleviare il peso del dolore e della perdita che pesava sulle spalle della gente di Soberness e dell’intera popolazione di Temperance.
Attraverso la sua opera eroica e compassionevole, Pope Allen dimostrò che anche nei momenti più tragici, l’amore e la solidarietà possono fortificare il cammino verso la salvezza e la rinascita. Il suo comportamento esemplare continuerà a guidare le generazioni future e gli uomini di buona volontà lungo il sentiero della pace e della speranza.


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Eppure, nonostante la sua aura mistica, Pope Sacerdos Allen fu anche un uomo pratico e determinato. Si univa a noi nel lavoro di ricostruzione e risanamento, offrendo il suo consiglio e il suo supporto in ogni passo del cammino. Si rivelò un compagno di viaggio indispensabile, un’anima benevola che ci accompagnava attraverso le prove e le tribolazioni che le nostre vicende ci costringevano ad affrontare.
Sono certo che il suo ricordo continuerà a risplendere come una stella nel firmamento, illuminando il nostro futuro anche nei momenti più cupi. E so che il suo spirito generoso e compassionevole continuerà a ispirare le generazioni che verranno dopo di noi. Anche fra migliaia di anni i precetti della sua fede guideranno gli uomini lungo la via della pace e della rinascita, ogni volta che sarà necessario.

Pressoché con identiche parole potrei raccontare la meravigliosa figura dello Sciamano Tessita Sciakham Udhrum.
Il venerabile Sciamano Udhrum, una personalità avvolta da un’aura di saggezza, misticismo e magia, era uno dei più risoluti guardiani delle antiche tradizioni del pianeta Tess, alleato antichissimo di Terra Magistra. Egli conoscendo da tempo le qualità e le profonde debolezze degli esseri umani, fu un alleato e ambasciatore prezioso nelle nostre missioni di risanamento e di confronto con le altre specie incontrate nello spazio.
Con il passare degli anni, il suo volto rugoso raccontava storie millenarie di consapevolezza e percezione, mentre i suoi occhi profondi riflettevano il vasto mondo di cui era parte. La sua presenza era come un richiamo alle forze ancestrali della natura e all’energia primordiale dell’universo, una connessione tra il mondo materiale e quello soprannaturale.
Le sue parole enigmatiche e i suoi esoterici riti erano sempre pervasi da un potere mistico, capace di risvegliare le forze nascoste del creato e di portare armonia interiore e serenità tra tutti noi dell’equipaggio e tra i più diversi esseri viventi che via via incontravamo nei tanti pianeti. Il suo ieratico atteggiamento era capace, già da solo, a riportare l’armonia e lo spirito di collaborazione tra umani ed alieni, anche nei momenti drammatici di più acuto contrasto. Era come se ogni sguardo o frase di Sciakham Udhrum portasse con sé un frammento di verità universale, una luce che illuminava le strade oscure della nostre menti, aprendo le vie immutabili e ricorrenti del Cosmo e della Creazione, familiari a tutti noi e agli enti alieni pensanti con cui ci imbattevamo nei nostri viaggi, creando in questo modo un solido terreno d’incontro, al di là delle differenze linguistiche e comportamentali. Il suo si tramutava sempre in un linguaggio spirituale e soprannaturale, un esperanto capace di farsi comprendere da ogni essere animato, nell’Universo e nel Tempo.
Nel corso delle nostre missioni, Udhrum ci guidava con la sua saggezza ancestrale, rivelando segreti nascosti e mostrandoci il potenziale magico della vita stessa, insita in ogni specie che incontravamo nelle nostre peregrinazioni. La sua presenza ci confortava nei momenti di incertezza e ci spronava a guardare oltre le apparenze, verso quella verità profonda che risiede in ogni cosa, originaria e originata dall’Unico Ente in cui lui fermamente credeva e confidava.
Con il suo diadema intarsiato e il suo mantello ornato di simboli antichi e arcani, Sciakham Udhrum si ergeva come un maestro di speranza in un mondo sospeso tra il passato e il futuro. La sua eredità di saggezza e ascetismo continuerà a risplendere come una costellazione nel cielo notturno, conducendo le genti future, umane ed aliene, verso una profonda conoscenza e l’illuminazione.

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E così, quando guarderò indietro a quegli anni di lotta e di sacrificio, sentirò con me non solo la responsabilità delle mie azioni, ma anche la consapevolezza di aver fatto tutto ciò che era in mio potere per portare la luce nella tenebra, la speranza nella disperazione.
Per fortuna però, nella quasi totalità dei casi, le spedizioni di bonifica erano scientifiche e del tutto pacifiche e mi videro protagonista non solo come fotoreporter, ma anche come membro effettivo dell’equipaggio, in quanto a tutti noi era spesso richiesto di dare una mano. In tali situazioni infatti le opere di ricostruzione e risanamento erano colossali ed esigevano prima o poi l’intervento operativo di tutti gli astronauti, civili o militari che fossero, in molti dei pianeti che via via esploravamo.
È un sollievo sapere ora che la maggior parte di quelle missioni furono pacifiche e improntate alla ricostruzione; che il mio ruolo non si limitava a quello di fotoreporter, ma mi vedeva coinvolto attivamente come membro dell’equipaggio. In quelle situazioni, tutti noi astronauti, sia civili che militari, eravamo chiamati a unirci in un’unica opera di decontaminazione e trasformazione, su pianeti che talvolta avevano conosciuto solo distruzione e desolazione.
Le opere di ricostruzione e risanamento erano titaniche, richiedevano il contributo di ogni anima coraggiosa a bordo delle astronavi bonificatrici. Affrontammo quelle sfide con determinazione e impegno, sapendo che ogni sforzo, ogni goccia di sudore, avrebbe portato con sé un raggio di speranza per quei mondi feriti.
E così, tra le rovine del passato, lavorando fianco a fianco con i miei compagni, posso dire di aver trasformato le cicatrici della guerra in giardini rigogliosi di vita e speranza. È in quei momenti di solidarietà e collaborazione che scoprii il vero significato della mia missione: non solo documentare la storia, ma essere parte attiva nella creazione di un futuro migliore per tutti.
Porterò quelle esperienze sempre con me, come un ricordo prezioso di quando l’umanità ebbe dimostrato di poter superare le divisioni e unirsi nella compassione e nella solidarietà. Sogno che la mia voce continui a vagare nel tempo come l’eco di una speranza infinita, ispirando coloro che si incammineranno dopo di me lungo il sentiero della pace e del rinnovamento.
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Di quelle gigantesche opere di decontaminazione e trasformazione, anche a partire dall’arido nulla di pianeti inospitali, dò di seguito molteplici testimonianze fotografiche scelte a caso, che dimostrano come la progressione infaticabile dei nostri lavori riuscisse in pochi anni a convertire mondi inospitali e contaminati in pianeti fertili e produttivi, pronti per nuove colonizzazioni.

Il primo insediamento per la terra-formazione di Celestia

Particolare del bonificatore del pianeta Solara

Particolare dell’impianto dissalatore del pianeta Solara

l Maggiore Cantor Dragan alle prese con un esperimento di terra-formazione

Primo insediamento sul pianeta Proton

Il Capitano O’Bannon durante le sue ricerche sui pianeti in terra-formazione

Il Capitano O’Bannon durante le sue ricerche sui pianeti in terra-formazione

Il Capitano O’Bannon durante le sue ricerche sui pianeti in terra-formazione

Il Capitano O’Bannon durante le sue ricerche sui pianeti in terra-formazione

Il Capitano O’Bannon durante le sue ricerche sui pianeti in terra-formazione

Il Capitano O’Bannon durante le sue ricerche sui pianeti in terra-formazione

O’Bannon e Mahima Narayan in esplorazione congiunta

Il Capitano O’Bannon durante le sue ricerche sui pianeti in terra-formazione

Primi scarichi di materiali ausiliari su Proton

Prime esplorazioni umane sul desertico pianeta Novus

Gli ottimi risultati della terra-formazione accelerata del pianeta Novus coi suoi apparati bonificatori

La terra-formazione primaria del pianeta Astra

Il lussureggiante sviluppo della terra-formazione di Astra

Uno dei primi sbarchi sull’oscuro pianeta Tenebris

Uno dei primi insediamenti su Tenebris

Il primo sbarco sul selvaggio pianeta Astra

Prime passeggiate sull’assolato pianeta Orion

Prime esplorazioni sul pianeta disabitato Nebula

Esplorazioni sul pianeta Nebula

Esplorazioni sul pianeta Nebula

Esplorazioni sul pianeta Néktar

Esplorazioni sul pianeta Néktar

Esplorazioni sul pianeta Néktar
Di seguito ancora alcune immagini dei risultati del risanamento dei quattro pianeti protagonisti della nostra spedizione principale.

Lo spettacolo del risanamento ambientale del pianeta Prudence
Figura : Panorama notturno del pianeta Justice in uno degli sbarchi prima del risanamento
Figura : Panorama del pianeta Justice all’inizio del processo di risanamento
Figura : Panorama del pianeta Justice a processo di risanamento avviato
Figura : Panorama del pianeta Justice a processo di risanamento completato
Figura : Panorama dell’infuocato pianeta Fortitude prima della terra-formazione
Figura : Panorama dell’infuocato pianeta Fortitude a inizio bonifica
Figura : Scorcio del pianeta Fortitude a terra-formazione compiuta
Figura : In attesa della prima pericolosa discesa sul pianeta Fortitude
Figura : Prima discesa sul pianeta Temperance
Figura : Panorama del pianeta Temperance con i suoi due soli, a inizio bonifica
Figura : Scorcio del pianeta Temperance dopo il completamento della bonifica
Immagini di altri pianeti prima della bonifica e della ricostruzione:
Figura : Un’immagine degli alieni superstiti del pianeta Victorious dopo la guerra nucleare coi giganteschi pianeti vicini Gules One e Two
Figura : Il desolato paesaggio del pianeta Saturneus, alla debole luce del suo sole morente e del pianeta gemello Saturneus Two
Figura : Il primordiale paesaggio del pianeta Gladiator col suo enorme satellite
Figura : Il primordiale paesaggio del pianeta Gladiator Two
Figura : Un coraggioso sottufficiale alle prese con un complesso esperimento di terra-formazione su Gladiator Two
Figura : Il primordiale paesaggio del pianeta Titus
Figura : L’originario paesaggio del pianeta Tudor con i due grandi satelliti
Dopo queste immagini seguono le foto della Nimbus Novus VIII caratterizzata da grandi pannelli bonificatori e la successiva Nimbus Novus IX fornita di un gigantesco collettore di energia a parabola, durante il viaggio di avvicinamento alla zona particolarmente critica compresa nel quadrilatero dei pianeti Prudence, Justice, Fortitude e Temperance; poi ancora una foto di Mahima Narayan al lavoro sulla superficie di un pianeta a bonifica iniziata, due inquadrature del Tenente di Vascello Petrosjan anche lui al lavoro in extravehicular activity (EVA) limitata, su una piccola capsula spaziale di appoggio.
Henry Smith, fotografo spaziale in pensione
Figura : L’astronave Nimbus Novus VIII caratterizzata dai grandi pannelli bonificatori
Figura : L’astronave Nimbus Novus IX fornita di un gigantesco collettore di energia oscura
Figura : Il quadrilatero dei pianeti Prudence, Justice, Fortitude e Temperance
Figura : Ritratto di Mahima Narayan al lavoro sulla superficie di un pianeta
Figura : Il Tenente di Vascello Lucius Vartanovič Petrosjan al lavoro in EVA
Figura : Ancora il Tenente di Vascello Lucius Vartanovič Petrosjan al lavoro in EVA