Origine

Origine

There’s too much confusion / I can’t get no relief / Businessmen they drink my wine / Plowmen dig my earth / None of them along the line / Know what any of it is worth

Bob Dylan

Pafo e Pitteo

Avvolti in bianche tuniche di ruvida lana Pafo e Pitteo avanzavano a passi sostenuti sulla battigia, incuranti del ritmico fluire della risacca che lambiva i loro sandali. Stavano dirigendosi verso il Tempio di Archè Secondo che, già scintillante al sole da poco levatosi all’orizzonte, si ergeva davanti a loro sul rilievo che dominava la spiaggia orientale della Quarta Isola dell’Arcipelago. Cominciava anche a farsi sentire il risuonare lontano delle campane di raccolta dei pellegrini e dei crotali delle danzatrici nude. I due, come tutti quanti i pellegrini di quel santo giorno, avanzavano impugnando il Sacro Rotolo delle Regole e ne recitavano sommessamente a memoria i primi articoli, mentre al soffio della brezza mattutina aspiravano gli aromi delle resine, che ardevano nei bracieri posti di fronte all’ara principale del tempio. Il loro recitare era istintivo ma non completamente partecipe e convinto se il vecchio Pitteo, rivolto al più giovane Pafo, disse all’improvviso, come soprappensiero: «Eppure ci deve essere un modo per uscirne, mio giovane Pafo.»

«Cosa intendi dire venerando Pitteo?» chiese il giovane, aggrottando le sopracciglia con espressione dubbiosa e preoccupata.

Pitteo guardò il suo giovane compagno e sorrise. Poi disse: «Dalla tua faccia turbata, Pafo, deduco che ricordi ancora i pensieri nefasti che ti rivelai qualche tempo fa sulla natura della nostra condizione attuale, apparentemente felice ma che non cambia mai. E seppure il mutamento un tempo era gradito ai giovani, oggi sembra che voi ormai ne abbiate quasi paura e lo sfuggiate nell’ardore tutto illusorio di un’adesione totale al fascino di una religione recente, che vi garantisce comunque delle risposte, anche se non vi preoccupate di verificare la loro autenticità.»

«Ma io sono del tutto soddisfatto, rispettabile Maestro!» affermò Pafo con veemenza tale da rendere dubbia la sincerità della sua asserzione, distogliendo lo sguardo da quello del suo anziano compagno che lo osservò paziente di sottecchi mentre con tipica fierezza giovanile accelerava il passo distanziandolo.

«Ormai siamo quasi giunti al cospetto del simulacro di Archè Secondo ed è meglio tacere per cominciare a recitare le litanie. Riprenderemo il discorso più avanti, se ancora vorrai…» disse imperturbabile Pitteo mentre una folata gli scompigliava i lunghi capelli grigi. «Ma ricorda che ciò che è più recente non vuol dire che sia più evoluto e progredito» concluse poi, ravviandosi la capigliatura e srotolando il volume delle Regole con fare rispettoso e solenne, prima di varcare compunto la soglia del tempio.

Al cospetto di Cora

Alcune sere dopo Cora la Maga, sulla soglia della sua casa per metà scavata nella roccia e per metà edificata attorno ad un piccolo quadriportico, aveva accolto Pitteo con un lungo e forte abbraccio, mentre si era rivolta a Pafo con le seguenti parole: «Benvenuto nella mia dimora, giovane Pafo. Il fatto che il venerando Pitteo ti onori della sua amicizia e che abbia voluto introdurti al mio cospetto è per me motivo di grande considerazione nei tuoi confronti.» Poi, dopo aver dato un’occhiata affettuosa al venerando, si era rivolta ancora al giovane ospite dicendogli con una sfumatura di benevola ironia: «E dovrebbe esserlo anche per te, oltre che di grande orgoglio…»

Esauriti i convenevoli i tre si erano finalmente seduti attorno a una lastra rotonda di pietra posta accanto alla parete di roccia del cubicolo posteriore, davanti a due piccole nicchie scavate e colme di misteriosi simulacri delle più varie fogge e dimensioni. Cora dava le spalle alla parete, mentre i due ospiti le si erano seduti di fronte. Pitteo la guardava ammirato per la sua ancora manifesta bellezza, mentre Pafo incuriosito volgeva ripetutamente lo sguardo allo spazio circostante, illuminato da alcune faci fissate alla roccia.

«Colei che hai davanti agli occhi è la maga Cora» spiegò Pitteo a Pafo. «La definiscono tutti così perché non hanno altre parole per farlo, ma Cora è molto di più: è una donna eccezionale che conosce tante cose e ne ha vissute altrettante, viaggiando frequentemente ben lontano dalla nostra isola col suo saggio padre, che da bambina e fino a quando l’ha lasciata per sempre le ha insegnato ad essere curiosa ed indipendente. Quindi non sapendo come indicare una donna del genere, oggi che delle donne si parla solo come vestali o cortigiane, tutti la chiamano maga. È dalla sua viva voce che saprai come stanno le cose. Quelle cose che dette da me hai fatto fatica ad ascoltare e credere. Una donna che ha tanto conosciuto e viaggiato come lei saprà convincerti dell’incantesimo in cui viviamo oggi e forse la sua parola ti insegnerà a squarciarne il velo.»

Pafo non disse nulla ma volse il suo sguardo verso quello energico della donna che aveva di fronte, rendendosi conto finalmente di quanto costei fosse ancora affascinante, nonostante l’età che evidentemente doveva avere ma che non dimostrava affatto.

Cora a questo punto scostò con un gesto elegante della mano il lembo del manto che le ricopriva i riccioli neri sulla fronte e cominciò a parlare lentamente, fissando i due interlocutori con i suoi occhi azzurri, a cui lo sfavillio delle fiaccole conferiva riflessi violacei.

«È da una ventina d’anni che tutti i buoni insegnamenti della religione di Origine, quella dei nostri progenitori, sono stati rovesciati e sostituiti dalle regole fatue della nuova religione di Baal. “Gli uomini d’affari hanno bevuto tutto il nostro vino ed arato tutti i nostri campi”, per citare il Mitico Barbaro Rapsodo, stravolgendo i frugali e morigerati principi di Arcaico e Arcaica e della loro figlia Minerva che i nostri avi, fino alla nostra generazione, avevano rispettato e adempiuto portando equità e parità di diritti fra poveri e ricchi, e fra uomini e donne. Ora non più: le favorite Prime Etere Danza ed Eva Bianca, con l’aiuto del Primo Messaggero Eciste e del Giocoliere hanno dato il via ai baccanali alla corte di Baal, costringendo le generazioni più giovani a dimenticare tutto il bene del loro passato, per abbracciare un futuro finto, senza curarsi della probabilità che un Guerriero Straniero invada la nostra buona terra e la conquisti per riposarsi su di essa, rendendoci definitivamente schiavi.»

Mtc 0 con Sfera

«Come potremmo opporci a tutto ciò, se ne siamo completamente soddisfatti?» obiettò Pafo, profondamente interessato dal preambolo della donna.

«Non tutti sono soddisfatti di questo stato di cose. Questo ce lo fanno credere Eciste e il Giocoliere che con i loro araldi hanno messo su un’immensa opera di propaganda, sfruttando la pervasiva diffusione di farse disgustose come i cori delle Etere e i riti di Archè Secondo, con i pellegrinaggi coatti che voi avete ben conosciuto appena qualche giorno fa. Ma, ragazzo, non hai visto il simulacro di Archè Secondo, caratterizzato da due teste appese ed incatenate? Non è esso stesso la metafora di come tutto il nostro pensare sia appeso alla catena della propaganda di Baal e di tutti i suoi servi? Archè, quello vero, il Primo Principio che veneravamo quando seguivamo ancora la giusta religione di Origine, non poteva avere e non ebbe mai alcuna raffigurazione perché doveva lasciarci completamente liberi nell’elaborazione delle nostre idee, senza la costrizione di alcuna immagine rivelata. Baal ha commesso sacrilegio quando con l’aiuto dei suoi servi e prosseneti ha offuscato le nostre idee libere sostituendole con immagini grossolane e fatue, snaturando la legge di Archè osando per questo cambiare perfino il suo nome.»

A questo punto Pitteo, aggiustando i bordi della tunica per contrastare il freddo della notte, indicò verso il compagno al suo fianco e disse rivolto a Cora: «I giovani sono sempre stati impazienti e Pafo non lo è da meno. Informalo di come adesso, dopo il tuo ultimo viaggio, si possa sperare di cambiare la situazione in breve tempo e di quali siano le armi a nostra disposizione.»

Pafo cessò di osservare il maestro che aveva appena parlato e volse incuriosito lo sguardo verso la maga che gli sorrise comprensiva.

«Non proprio di armi si tratta», disse Cora allungando le bianche braccia tornite sulla lastra di pietra e congiungendo le mani in un gesto di pacata serenità. «Si tratta invece di una nuova consapevolezza che viene dalla periferia del nostro arcipelago, confortata dalle ricerche di un grande sapiente che sta contrastando la religione di Baal con i principi scientifici di un’analisi sulle modalità con cui noi produciamo le nostre ricchezze materiali e su come le scambiamo, una cosa che nessuno aveva fatto mai, prima d’ora.»

«Ne ho sentito parlare di nascosto da parte di alcuni miei compagni un po’ stravaganti» l’interruppe Pafo. «Ma pensavo fosse una loro millanteria.»

«Le mie ricerche di antropologa, che tu, giovane Pafo, puoi vedere testimoniate dalle numerose sculture barbare che impreziosiscono le pareti della mia casa», proseguì Cora «mi hanno portato a viaggiare fino ai confini dell’arcipelago dove in un’isola molto simile alla nostra ho avuto modo di conoscere colui che si fa chiamare con lo pseudonimo di Mtc 0 Con Sfera, per sfuggire ad eventuali rappresaglie. Egli afferma che la forza del cambiamento non sta nelle vuote sovrastrutture della religione e della propaganda ma nella stessa struttura economica del potere di Baal, la quale reca in sé le contraddizioni che lo porteranno a soccombere alla sua stessa forza che privilegia la cerchia dei suoi servi e delle sue etere, trascurando il potenziale creativo e produttivo del resto della popolazione, oggi soffocata dall’ignoranza e dallo sfruttamento.»

Cora tacque e allora Pitteo disse rivolto direttamente a Pafo: «A noi non resta che accelerare tale processo di declino evidenziando le contraddizioni della religione di Baal, denunciando i problemi reali che tutti i nostri concittadini devono affrontare per sopravvivere, ogni volta che i riti e le danze hanno termine.»

Niobe

La giovane donna si voltò verso Pafo facendo ondeggiare i capelli biondi seminascosti dal velo sottile e lo fissò arditamente con i suoi occhi cerulei. Poi in tono di sfida gli disse: «Non accetterò mai di mettere dei figli al mondo. Almeno non in questo mondo! C’è troppa gente che crede che la vita non sia altro che uno scherzo.»

«Ma Niobe, il modo migliore per dimostrarti quanto ti ami è quello di sposarti e di formare una famiglia con te» replicò Pafo.

«No. È proprio questo che non voglio. Io voglio lasciare ai miei figli un mondo libero dagli infingimenti religiosi, e non soltanto di Baal. Quello che ciascuno di noi sente dentro di sé non deve essere strumentalizzato da nessuno per dominare gli altri. Mi dispiace Pafo ma, finché andrà così, noi potremo amarci per sempre, però di famiglia e figli non se ne parlerà. L’argomento è chiuso!»

«E va bene. Sono d’accordo con te, Niobe. Nessuno oggi sa più cosa abbia valore davvero, ma tu non devi agitarti: non ce n’è ragione» disse gentilmente Pafo, guardando amorevolmente la ragazza. «Noi l’abbiamo sperimentato e sappiamo che questo non sarà il nostro destino, anche grazie agli ammaestramenti di Cora e Pitteo, che proprio per questo ti ho fatto conoscere con soddisfazione. Perciò non diciamoci più bugie e cerchiamo di riguadagnare il tempo che abbiamo perso.»

«Cosa intendi dire?» chiese con una punta di preoccupazione Niobe.

«Non è quello che pensi: io e te non abbiamo mai perso tempo. Solo, ci sono ancora altre due persone che ti vorrei far conoscere: ma non lo dire ad anima viva! Sei pronta a fare il primo viaggio della tua vita?» concluse Pafo sorridendo e accarezzandola sulla guancia.

Esomorfo ed Esoendo

Dalla torre di guardia lungo le mura dell’accampamento sorto durante l’ultimo anno nell’arido sudovest dell’isola, dove neanche le spie di Eciste si avventuravano, i luogotenenti osservavano l’orizzonte, mentre le donne andavano e venivano libere insieme ai loro compagni a piedi nudi. In lontananza si udì il latrato di un cane selvatico e lo scalpitare frenetico di corsieri al galoppo che si avvicinavano sempre più. Finalmente due cavalieri in sella ai loro bianchi destrieri spuntarono sul sentiero, da dietro un costone roccioso a picco sul mare. Essi precedevano un carro da trasporto trainato da quattro mastodontici cavalli, sul quale si distinguevano un ragazzo alla guida insieme a una ragazza, un uomo e una donna più anziani.

«Posate pure gli archi e le frecce!» ordinò con un gesto eloquente del braccio il luogotenente più esperto, rivolto agli altri che gli si rivolgevano dubbiosi. «Sono i capitani Esomorfo ed Esoendo che tornano sani e salvi in compagnia di alcuni nobili amici, i quali ci condurranno dall’altra parte dell’arcipelago per unire le nostre forze con quelle dello Stratega Mtc 0 Con Sfera. L’alleanza che ne seguirà interesserà tutto l’arcipelago e rinvigorirà la resistenza al regime di Baal, accelerandone il crollo. Specialmente se i servi tradiranno il padrone!» concluse il luogotenente con una risata tanto fragorosa che anche Pafo, Niobe, Pitteo e Cora poterono udirla, mentre giunti sotto le mura scendevano dal carro aiutati dalle robuste braccia dei due sorridenti capitani, in mezzo al nitrire e allo sbuffare dei cavalli stremati.


Enrico Smith

Il racconto è stato fantasiosamente ispirato dalla visione delle opere di Rocco Genovese e dall’ascolto della canzone All Along The Watchtower di Bob Dylan