Lollo.
Durante le trattative per il riscatto dei droidi Druseniti (portate poi a termine nel 2133) io e uno di loro, che avevo conosciuto personalmente su Varyborch, stabilimmo una solida amicizia: così, già nel 2130, lo portai con me su Terra Magistra Vitae, chiamata ancora con quel nome che numerosi politici e commentatori d’opposizione ormai criticavano, ironizzando sul fatto che di “vita” sul pianeta ne era rimasta davvero poca; quindi nel 2132 la Terra riottenne il suo nome originario durante una cerimonia ufficiale, trasmessa su tutte le reti televisive olografiche intergalattiche.
Rinnovandogli targa e libretto di manutenzione al Pubblico Registro Robotico completamente a mie spese, assunsi l’androide, che divenne il fidato amministratore della mia tenuta di Fulawa. Lì non si poteva né coltivare né produrre nulla a scopo commerciale, perciò niente costosi Contributi di Manutenzione: soltanto una risibile quota triennale di Ammortamento Rottamazione Terminale. Io ed il mio amico robot druseno ci vivevamo alla grande, liberi dalla schiavitù del lavoro manuale: al caldo, senza troppe seccature, e accontentandoci dell’essenziale.
Nel 2131, nella ricorrenza del primo anniversario del suo trasferimento a Fulawa, il droide L.O.L.L.#0T (Leading Operative Long Lasting #0 Type), da me ribattezzato “Lollo”, volle festeggiare e farsi fotografare accanto ad uno specchio antico, da lui trovato nella villa e restaurato, che rifletteva il caratteristico panorama desertico dei dintorni.
Lollo, modificato per l’occasione il suo rivestimento metallico in uno più formale di legno sintetico, progettò il set fotografico tutto da solo, con l’inserimento di una candela e un candeliere, anch’essi rinvenuti fortuitamente in uno dei ripostigli della dimora. Col farmi notare come quell’immagine gli rammentasse il paesaggio nativo di Drusen e il trascorrere ineluttabile del tempo, il mio amico droide dimostrò delle capacità di rappresentazione simbolica quasi umane. In futuro, pochi altri scatti avrebbero suscitato in me la stessa emozione che provai allora nel premere il pulsante dell’otturatore.

Testo, elaborazioni e rendering digitali di Enrico Smith.