Nel 2745, novecento anni dopo il fallito tentativo di cercare il passaggio a Nord-Ovest attraverso l’Artide per abbreviare le rotte oceaniche terrestri, si assistette ad un’analoga epopea per conquistare gli spazi delle iper-dimensioni. L’utilizzo dei recenti motori a varco difatti lo permetteva, ma obbligava all’individuazione preventiva delle coordinate – i cosiddetti ‘punti d’appoggio’ o ‘footholds’ – da dove le astronavi potessero effettuare in sicurezza il balzo iper-dimensionale capace di proiettarle in un’altra realtà dimensionale, alla scoperta di nuovi universi.
Una delle mete agognate, per motivi filosofici più che scientifici, era il raggiungimento ed il superamento dell’estrema ‘Galassia di Dio’ – alla quale dal XXIII secolo era stato possibile avvicinarsi rischiosamente soltanto sfruttando la tremenda forza gravitazionale dei ‘Buchi Neri’ – per scoprire che tipo di realtà ci fosse oltre la nostra ben nota dimensione.
Furono quindi approntate due modernissime astronavi gemelle, che furono battezzate ‘Erebus’ e ‘Terror’, come le loro celebri antenate comandate dagli eroici capitani John Franklin e Francis Crozier sulla rotta artica a Nord-Ovest; erano anch’esse robustissime e dotate di nuovissimi ed efficienti motori a varco.
In qualità di fotografo, fui ingaggiato dal Consiglio Galattico di Terra Magistra per documentare il primo volo delle astronavi e la solenne cerimonia inaugurale intitolata ‘Superamento’, promossa per celebrarne il varo il 19 maggio 2745 nono centenario dell’epica impresa oceanica. Il discorso ufficiale fu tenuto dal Governatore Vandal Ross, discendente del leggendario esploratore James Clark Ross primo comandante della ‘Erebus’. Ricordo bene le parole da lui pronunciate che più mi impressionarono: “La cerimonia a cui state assistendo è stata simbolicamente definita ‘Superamento’ perché da oggi tutti noi stiamo per superare un’era, ed entrare in un’altra capace di avvicinare le specie dell’Universo tra loro e un gradino di più a Dio. Ma questo superamento non sarà semplicemente un cancellare, viceversa sarà un conservare quanto c’è stato di buono nell’epoca che sta finendo per ottenere qualcosa di migliore nella prossima”.
Una volta individuato il foothold preciso – nominato ‘Isola di Beechey’, con riferimento alla prima base dello storico viaggio artico – e là convenute per mezzo di tradizionali motori a trascinamento, la ‘Erebus’ e la ‘Terror’ successivamente passarono alla propulsione ‘a Varco’ e decollarono, o per meglio dire ‘svanirono’, verso il loro primo tragitto iper-dimensionale calcolato per oltrepassare la ‘Galassia di Dio’ e sfociare chissà dove, in un punto ribattezzato dagli astrofisici ‘Universo dell’Eden’, sull’onda dell’immaginario popolare.
L’intera operazione venne chiamata evocativamente ‘Varco a Nord-Ovest’, ma il nome purtroppo non fu di buon auspicio perché le due astronavi scomparvero nel cosmo senza dare più notizie, quasi a perpetuare la maledizione delle loro illustri capostipiti.
Per gli anni a venire soltanto le mie foto continuarono a rievocarne l’avventura; mentre gli interrogativi irrisolti su cosa ci fosse al di là della ‘Galassia di Dio’ accrescevano il mistero della sparizione della ‘Erebus’ e della ‘Terror’, suscitando il morboso interesse dell’opinione pubblica. Infatti non c’era alcuna prova che dimostrasse irrefutabilmente la distruzione delle astronavi e la perdita degli equipaggi. Così per un bel po’ di tempo l’intera vicenda, eccessivamente dibattuta su tutti i media galattici, assunse i toni di un messianico misticismo contrapposto ad uno scetticismo esasperato. Si rinfocolarono, com’era prevedibile, polemiche mai sopite tra spiritualisti e materialisti, impegnati entrambi a dare implicazioni filosofiche all’accaduto per esibirlo a conferma delle loro opposte ideologie.
Nella prima fotografia il momento in cui la Erebus e la Terror stanno per effettuare il balzo iper-dimensionale dal foothold ‘Isola di Beechey’; nella seconda una parziale visione della ‘Galassia di Dio’, tratta dai miei archivi.

