La repentina sparizione del Maggiore Cantor Dragan (2658)

La repentina sparizione del Maggiore Cantor Dragan.

Era il 2658 e tornavamo dallo scontro diplomatico militare con il ribelle Adam Dana sull’ammiraglia interstellare “Shtorm”, diretta verso il Sistema Solare. Intorno ad un tavolo della mensa ufficiali si discuteva della missione compiuta. Vicino a me sedevano il Capitano Lazarus O’Bannon Smith, il Generale Nikolaij Demianskij e l’Allievo Ufficiale Lucius Vartanovič Petrosjan. In disparte ci ascoltava il Maggiore Cantor Dragan esperto di storia militare, in forza alla XIV flotta galattica che aveva fornito supporto operativo alla missione.

Poiché dagli sguardi di O’Bannon e di Demianskij traspariva una profonda inquietudine, volli indagarne le cause dicendo rivolto a tutti: “Ero presente e ricordo il discorso fatto dal Capitano O’Bannon a tutta la squadra, in particolare a lei Allievo Ufficiale Lucius Vartanovič Petrosjan, al momento dell’arruolamento. ‘Ricordate, Allievi Ufficiali, – disse – è vero che, come ha affermato qualche uomo politico, è finita la stagione dell’odio, ma quella della disgrazia è sempre in agguato’. Cosa intendeva, Capitano?”

Lazarus mi guardò con un sorriso benevolo, ma non rispose. Lo fece però con garbo il Generale Demianskij: “Embedded Reporter Henry Smith, conosco a fondo il Capitano O’Bannon e credo che egli volesse dire che quando l’odio di guerra finisce, potrebbe cominciare quello della pace, se i diritti dei vinti non vengono rispettati. Così, invece della concordia, si coltiva la vendetta. Senza una vittoria militare certa e una pace giusta particolarmente per gli sconfitti, coloro che erano stati i nostri nemici potrebbero tornare ad esserlo.”

Fu a questo punto che il Maggiore Cantor Dragan si alzò e ci si avvicinò, asserendo a voce alta: “Mi chiedo in quale direzione stiamo andando: verso la libertà o un’immutabile democrazia perenne? ‘Da una stazione non si partirà mai per la libertà’ scrisse Otto Weininger, un filosofo del XIX secolo. Questa frase mi ronza per la testa ogni volta che salgo su un’ammiraglia, senza sapere se sopravvivrò o meno. E noi, finora, non abbiamo fatto altro che aggiungere una stazione alla precedente. Non importa quante galassie ci siamo lasciati alle spalle: secondo me siamo sempre al punto di partenza, infatti…”

Il Maggiore non finì la frase: all’improvviso scomparve letteralmente dai nostri occhi dissolto in una scintillante luminosità, lasciandoci sbigottiti. Per fortuna dopo qualche attimo, Dragan riapparve davanti a noi. Dimenticati gli ultimi istanti trascorsi, con una luce visionaria negli occhi, ci riferì del viaggio nel passato che lo aveva portato ad incontrare artisti e musicisti del XX e XXI secolo. Lo strano evento fu forse causato da una alterazione multi-dimensionale, incrociata per pochi secondi dall’astronave nella sua rotta. Quei pochi istanti di assenza avevano significato per Cantor un viaggio nel passato di ben tredici anni, nei quali aveva conosciuto di persona artisti che egli, appassionato d’arte e musica antica, talvolta citava con ammirazione.

Nelle foto la “Shtorm” durante l’alterazione dimensionale, e la copia di un quadro nel quale il maestro Dzhozef Fuksiya aveva dipinto la disavventura del Maggiore Dragan in maniera fantasiosamente appassionata, in un’epoca in cui i pittori usavano ancora arcaici strumenti come i pennelli. Questa appendice della storia mi fu rivelata in privato proprio da Cantor, che durante quel balzo nel passato aveva conosciuto personalmente l’artista.

L’ammiraglia interstellare “Shtorm” che attraversa il vortice dell’alterazione multi-dimensionale
Il Vortice di Dragan

Testo, elaborazioni e rendering digitali di Enrico Smith.