La Costante di Dio
Alcuni mi hanno chiesto informazioni più dettagliate sui maestosi ricognitori del tipo “Dyògenex”, oggetto di precedenti pagine.
Tra i più grandi vascelli di tutte le flotte galattiche e attrezzati per qualsiasi tipo di missione bellica o scientifica, i Dyògenex erano capaci di spostarsi quasi all’istante tra le regioni più lontane dell’universo utilizzando un ulteriore sviluppo dei motori a trascinamento pluridimensionale simultaneo.
Quelli della prima serie furono scafi molto robusti e longevi, realizzati però nei primi anni del XXVII secolo, quando ancora non si erano sviluppate le “Soglie Informatiche”, ossia i sistemi operativi di interazione automatica per il passaggio (il cosiddetto “Varco”) tra gli universi “Emc2” o “Einsteiniani” – nei quali valevano le leggi della relatività – e quelli multidimensionali “M-theory Like” o “Witteniani” – in cui erano preponderanti le leggi della fisica quantistica –, dove la velocità della luce poteva essere superata con un limite tendente all’infinito ovunque, e la freccia temporale, per brevi periodi e in particolari condizioni, poteva essere fermata se non addirittura invertita. Quindi, con particolari cautele, era possibile agire sul trascorrere del tempo rendendo attuabili brevi incursioni nel passato o nel futuro.
Questo non significava che il Varco non fosse possibile per i ricognitori della prima serie; esso si poteva ottenere comunque, ma soltanto attraverso complessi calcoli e manovre che esclusivamente comandanti super addestrati ed esperti di matematica e fisica sapevano portare a termine, coordinando ogni volta le interazioni fondamentali con le equazioni di Eulero Lagrange e della teoria di Yang-Mills. Questi eccezionali comandanti si potevano contare sulle dita di una mano: il capitano Lazarus O’Bannon Smith era uno di costoro.
Una decina d’anni dopo furono disponibili i ricognitori della seconda generazione, nei quali si sfruttava l’interazione automatica per il “Varco”. Tutto il lavoro di calcolo e manovra manuale che prima veniva svolto dal comandante e dal suo staff, ora era effettuato con identica perizia da un supercomputer che, essendo di fatto un tutt’uno con l’astronave, dagli equipaggi fu per questo soprannominato “Tiresia L’Ermafrodito” o più brevemente “Tiresia”, anche per le sue capacità predittive. I comandanti tuttavia restavano insostituibili per sorvegliarne l’infallibilità; ciò significava più tempo libero per loro, che ne approfittavano per fraternizzare con equipaggio ed ufficiali di bordo. Era quello a cui si dedicava volentieri O’Bannon Smith, almeno quando mi trovai a viaggiare con lui: era un vero piacere starlo ad ascoltare; anche se devo dire che certe sue paradossali affermazioni non sempre mi trovavano d’accordo.
Per concludere, restando in tema, alla giustificata domanda perché alcuni universi soggiacessero a certe leggi ed altri no, nessuno ha ancora saputo rispondere scientificamente. E men che meno il sottoscritto. La questione è complessa e potrebbe tirare in ballo l’incognita irrazionale di Dio. Anche il capitano Lazarus O’Bannon Smith vi si è cimentato; però anche lui ha dovuto ammettere di non avere alcuna risposta convincente, che andasse al di là dei presupposti della fede. Quell’incognita lui la definiva in modo stravagante la “Costante di Dio”.
A seguire le foto, nell’ordine:
Anno 2605 circa: ricognitore “Dyògenex” – prima serie.
Anno 2615 circa: ricognitore “Dyògenex II” – seconda serie.


Testo scritto, elaborazioni e rendering digitali di Enrico Smith