Incontro con Sergey, il Gemello Cattivo (2726)

Un ultimo saluto a Sergey, il Gemello Cattivo (2726).

“Lo sai bene, mio caro Henry: pur con i vantaggi che ne abbiamo da secoli, la scienza e la tecnologia ci hanno portato più a non credere che a credere” mi mormorò all’orecchio il mio gemello Sergey, alzando il tono della voce per sovrastare il rumore delle onde sulla lunga spiaggia di Shèlteror, allorché ci abbracciammo prima di separarci consci che probabilmente non ci saremmo mai più rivisti. “Sii sincero:“ affermò poi scuotendomi leggermente per le spalle, “non avresti mai creduto di ritrovarmi in carne ed ossa in quest’angolo dell’Universo, perché nessuno scienziato riuscirà mai a dimostrare come, quando e dove siano davvero il nostro inizio e la nostra fine. Sanno che gran parte del nostro corpo e di tutti i corpi dell’universo è fatta di protoni, ma non sapranno mai la causa ultima per cui un bel giorno questi protoni schizzano via e vanno a creare altri corpi. E ancora così, per sempre…”

“Ho sentito spesso la tua mancanza, fratello mio!” mi schermii ricambiando il suo sguardo intenso, mentre sorvolavo dubbioso sulla sua ultima considerazione.

“Comunque Henry, mi hai rivisto qui a Shèlteror davanti ai tuoi occhi, vivo e vegeto. Riflettici bene durante il viaggio di ritorno a Terra Magistra” ribadì Sergey. Poi aggiunse sarcastico: “Ormai dovresti aver imparato che certa gente è meglio morta che viva. Ecco perché ho preferito lasciare che tu credessi scomparso il tuo ‘Gemello Cattivo’: mi avresti ricordato migliore! D’altronde non ci siamo mai frequentati molto. Tu a scattare fotografie in giro per lo spazio, io con la chitarra al collo a cantare in locali di quart’ordine in mezzo ad alieni puzzolenti e distratti, invidioso del successo del mio fratellino”, concluse con un sorriso canzonatorio.

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Tutto questo accadeva nel 2726 quando, convinto dall’amico astronavigatore Maggiore Cantor Dragan appassionato di musica, andai con lui alla ricerca di mio fratello Sergey, soprannominato fin dalla giovinezza ‘Lefty’ o ‘Il Gemello Cattivo’ per la caratteristica di essere mancino e per la diversità del suo carattere dal mio.

Sergey era stato un musicista noto nelle Galassie Ulteriori come primo interprete dei brani dei Beatles e di Bob Dylan – per i quali molti storici avevano chiesto l’attribuzione della cosiddetta ‘Paradigmatica Immortalità’ all’Agenzia Culturale Galattica – diffondendo la loro musica in quelle remote regioni, ma io ormai lo pensavo morto non avendone più avuto notizie da oltre tre secoli. Cantor però insisteva che fosse ancora vivo per averlo visto di persona suonare davanti ad un pubblico entusiasta nel club interalieno ‘Il Covo del Cormorano’, nella città di Shèlteror sul pianeta Goldbergvar, nel sistema solare di Kendrik.

Il giorno prima che io ripartissi da Goldbergvar, Sergey ed io ci recammo sulla riva del venerato mare di Shèlteror, per celebrare l’arcaico rito della ‘Sacra Agape’ dedicato al nostro ritrovarci. Fu così che, in una mattinata di sole, avvenne il nostro ultimo dialogo. La spirituale religiosità del mio gemello, tutt’altro che ‘cattivo’, era molto diversa dalla mia, ispirata dalla natura fisica dell’Universo infinito. Ciononostante essa, davanti a quel mare meraviglioso, prese il sopravvento trascinandomi in un’estatica consapevolezza. Proprio quest’indole sognatrice ed immaginifica aveva spinto Sergey ad intraprendere la carriera musicale ed artistica, lungo strade lontane e completamente opposte a quelle seguite da me.

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Su Goldbergvar, Cantor Dragan ed io, eravamo arrivati usufruendo di un economico trasporto charter, adibito al trasferimento andata e ritorno di merci e passeggeri paganti da Terra Magistra. La sistemazione sull’astronave cargo Interstellar Vehicule Detacher-Lotus era spartana, ma lo scafo era invece sicuro e veloce potendo sfruttare una recente versione del motore a trascinamento pluridimensionale con collimazione sincrona.

Cantor si rivelò anche un ottimo navigatore allorché, durante il ritorno, alcuni problemi nelle rilevazioni delle sincronie dimensionali necessarie alla programmazione del ‘Tuffo’ a velocità iper-luce, fondamentale per il superamento istantaneo di miliardi di anni-luce, lo indussero a collaborare su loro richiesta con gli ufficiali navigatori dell’IVD-Lotus, i quali conoscevano bene le sue capacità.

Lo osservai compiaciuto mentre, unitosi agli ufficiali in plancia di comando e assistito dal navigatore in seconda, ricontrollava a memoria in modo sbalorditivo tutti i blocchi dei calcoli elaborati dal computer centrale destinati alla manovra di trascinamento e sincronizzazione. I due studiarono la sequenza della collimazione dimensionale, riesaminandola più volte per avere la certezza che i dati raccolti fossero quelli giusti. Quindi sottoposero i risultati dei calcoli al vaglio del Primo Navigatore, il quale verificatane l’esattezza li trasmise gerarchicamente al Comandante per l’ok definitivo alla manovra del tuffo nell’iperspazio. Non avevo mai visto una persona così coinvolta e appassionata dagli algoritmi e dai numeri come il Maggiore Cantor Dragan, durante la fase della collimazione pluridimensionale.

Nelle foto un’inquadratura esterna, con le diffrazioni cromatiche provocate dallo scatto remoto a riflessione laser, dell’astrocargo IVD-Lotus caratterizzato dai due enormi collimatori gravitazionali riconoscibili posteriormente, in avvicinamento a Goldbergvar dopo l’uscita dal ‘Tuffo’; poi un’istantanea di Sergey durante la sua esibizione nel ‘Covo del Cormorano’ offerta in mio onore e a cui assistetti orgogliosamente in prima fila; infine una foto della ‘Sacra Agape’ celebrata in raccoglimento con l’antichissimo rito cristiano del vino e dell’ostia, dopo che Sergey ebbe pronunciato le parole “Faremo questo in memoria di te” sulla riva del mare di Shèlteror.

Astrocargo IVD-Lotus in avvicinamento al pianeta Goldbergvar
Sergey durante la sua esibizione nel ‘Covo del Cormorano’
‘Sacra Agape’