In navigazione arbitraria con Patisso Bènefor, alla ricerca di un’orchidea aliena (2627)

In navigazione arbitraria con Patisso Bènefor, alla ricerca di un’orchidea aliena.

“Amico mio, rifletta bene su quanto sto per dirle”, dichiarò Patisso fissandomi. “Molti filosofi hanno scritto del mondo e di come cambiarlo; dal tempo di Atene a tutt’oggi, più di tremila anni dopo… Inoltre generazioni e generazioni hanno letto i Testi Sacri di religioni diffusesi su Terra Magistra prima e dopo. Nonostante tutti questi nobili insegnamenti, le sembra che nei tempi l’uomo abbia mitigato la sua natura egoistica e predatoria? Solo laddove c’è qualche forte modello di società costituita, attraverso leggi più o meno costrittive vengono tenuti a freno gli istinti peggiori. Il resto del creato è la dimostrazione di una semplice equazione: la malvagità di ogni essere di origine umana è proporzionale alla libertà che gli si concede. Ecco perché, Mr. Henry, dobbiamo navigare sempre, come dico io, ‘sotto costa’. Per sopravvivere, fosse pure arbitrariamente. Si evitano brutte sorprese. ‘Solcare il mare all’insaputa del cielo’, recitava un antichissimo stratagemma cinese…”

Era il 2627 e questa fu la dura risposta che Patisso Bènefor diede all’indiscreta domanda da me rivoltagli qualche minuto prima nella sala comandi della sua astronave, sul perché non abbandonasse mai le collaudate rotte intergalattiche, sfuggendo quegli itinerari sconosciuti che però alcuni navigatori, ancor meno abili di lui, utilizzavano per spostarsi più rapidamente da una parte all’altra dello spazio.

“Non sono un navigatore codardo”, proseguì piccato. “E le assicuro che il mio modo di pensare è paragonabile a quello, per esempio, del Capitano O’Bannon, stimato da entrambi. Intendiamoci: gli astri che gli dèi hanno posto intorno a noi sono miliardi di miliardi, quindi esistono innumerevoli specie viventi miti e generose, tuttavia non sono di origine umana ed è difficile imbattervisi nell’immensa vastità dell’Universo. Perciò le rotte sicure sono poche e lunghe: infatti quando prevedono attracchi, questi avvengono su pianeti già esplorati, poveri e distanti, abitati da benevole razze aliene. E speriamo restino tali, qualora gli umani dovessero scoprire sui loro astri ricchezze finora ignorate di cui tenterebbero di appropriarsi prima o poi, magari con la forza. Come lei sa, è verso uno di tali mondi che ci stiamo dirigendo per incontrarne i pacifici abitanti, di cui si dice che siano tra i più competenti floricoltori delle galassie: sento che la ‘Serena di Luna’, per la quale siamo in ricognizione da tempo, non può che essere là, tra i prati generosi dei laboriosi Dendriti.”

“Non ho mai pensato che fosse un vile, comandante”, obiettai a Patisso che mi guardava con distacco. “Ebbi la prova del suo coraggio e della sua altruistica spericolatezza più di vent’anni fa, quando nel 2605 mi imbarcai con lei sull’astronave ‘Dyògenex’, alla ricerca del suo genitore disperso Ermàgora. Arrivammo a lambire lontanissimi mondi inospitali e violenti; tutti abitati, a riprova di ciò che afferma, da infidi esseri di natura umana. E anche successivamente avrà certo proseguito la sua ardua missione. Persino in posti peggiori, dove io non avrei mai voluto tornare nemmeno per tutto l’oro delle galassie: la vigliaccheria si manifesta in tanti modi, purtroppo…”

“Sì, è vero. Adesso lei ha capito bene!” esclamò Bènefor, conciliante. “Anche l’amore si può manifestare in altrettanti modi, per fortuna e grazia degli dèi…”.

Patisso Bènefor, oltre ad essere un esperto navigatore, era anche un esobiologo botanico, che io stavo accompagnando in quella circostanza a caccia della mitica orchidea allogena ‘Lunam Serena’ detta ‘Serena di Luna’, la cui esistenza era congetturata, ma che nessuno era mai riuscito a vedere in tutta la sua unica e preziosa bellezza. Chissà se sarebbe toccato proprio a me fotografarla per primo?

Nella foto è raffigurata l’astronave ‘Lotus Hyperborea’, munita di enormi serre bio-stabili per indagini eso-botaniche, su cui ci stiamo avvicinando al rigoglioso pianeta ‘Dendra Ubertosa’, ritenuto possibile luogo di presenza della ‘Lunam Serena’. In alto a sinistra si vede invece il suo mastodontico cugino geologico ‘Lichenas Rubras’, la cui superficie è ricoperta da interminabili intrichi di miceti e licheni, al centro del sistema stellare di Albirèo nella Costellazione del Cigno.

L’astronave ‘Lotus Hyperborea’ in avvicinamento al pianeta ‘Dendra Ubertosa’

Testo, elaborazioni e rendering digitali di Enrico Smith.