Identità soppresse
«Con la valorizzazione del mondo delle cose cresce in rapporto diretto la svalorizzazione del mondo degli uomini»
Karl Marx
Manoscritti economico-filosofici del 1844; Newton Compton editori 1976, [XXII] Il lavoro estraniato p. 122; trad. Ferruccio Andolfi
«Salazar dà istruzioni esplicite ai propri ambasciatori di limitare la concessione dei visti a persone che vogliono fuggire dalla Francia invasa dalla Germania. Eppure durante l’estate del 1940 Aristides de Sousa Mendes, console portoghese a Bordeaux, concede visti ad un gran numero di ebrei (in tutto circa 100.000 ebrei si rifugiano in Portogallo, durante la guerra), salvandoli dall’Olocausto. Salazar lo rimuove dalle sue funzioni, e benché, finita la guerra, si compiaccia pubblicamente che il Portogallo abbia salvato tanti ebrei, non lo riabiliterà mai. Quando viene annunciata la morte di Adolf Hitler, nel 1945, fa esporre le bandiere a lutto.»
Wikipedia
dalla voce: Antonio de Oliveira Salazar
Cinque storie ad Oporto
Mordecai Loew lo diceva sempre che una foto può raccontare almeno cinque storie: la storia di un uomo, quella di un luogo, quella di un’epoca, quella di un fatto e quella di un altro uomo. E lo diceva perché sapeva bene quanti eventi la fotografia di una persona possa sottintendere, fin da quando con l’aiuto di foto e documenti falsi, prima dalla Polonia e poi dalla Francia con l’appoggio determinante del console portoghese de Sousa Mendes, era riuscito ad emigrare e a diventare nel 1940, appena trentenne, uno dei 100.000 ebrei sfuggiti all’Olocausto e rifugiatisi definitivamente in Portogallo.
Perciò quella mattina di fine ottobre del 1974, quando il commissario Angel Tomás gli mostrò quelle fotografie, lui, che stava leggendo seduto al tavolino sotto la veranda di un bar sul lungomare dell’Avenida do Brasil, lo guardò di sottecchi increspando le sopracciglia, e fece un sorrisetto ironico come per dirgli “Lo sapevo che alla fine si sarebbe rivolto a me, Commissario!”. Intanto spegneva la sigaretta nel portacenere accanto al giornale di sinistra, la cui pubblicazione era ripresa legalmente dopo la legge sulla libertà di stampa voluta dalla giunta rivoluzionaria di Otelo de Carvalho, che pochi mesi prima aveva deposto il dittatore Caetano.
In piedi davanti a lui, il commissario Tomás lo guardava fisso, col bavero dell’impermeabile svolazzante per la brezza oceanica come il ciuffo di capelli neri che aveva sulla fronte. Poi distese l’indice della mano sinistra verso le piccole logore foto che aveva squadernato sulla superficie del tavolo e, senza dir nulla, fece un cenno interrogativo.
«Sempre in cerca di qualche storia da fornire ai suoi superiori, eh commissario Tomás? Ma vuole che sia una balla credibile o semplicemente la verità?» disse con tono provocatorio Mordecai, quindi indicò con la mano la sedia davanti e proseguì in tono più amichevole: «L’autunno è cominciato da più di un mese ma il vento dell’oceano non è ancora troppo freddo, si sieda qui che le racconto una storia. No… Cinque foto, cinque storie!»
Due occhi limpidi – Un uomo
«Lo so perché lei è qui:» continuò Mordecai dopo che Tomás si fu seduto di fronte a lui, «avete trovato tre uomini e una donna massacrati sul litorale e non sapete a chi attribuire questa carneficina. L’ideale sarebbe chiudere il caso come una selvaggia lite tra poveracci, ma gli indizi che avete raccolto portano in tutt’altra direzione, verso una verità che potrebbe creare grossi problemi d’ordine pubblico, vista la situazione che si è venuta a creare dopo il 25 aprile: un altro massacro di innocenti, perpetrato da fascisti o ex appartenenti alla vecchia polizia politica della PIDE o del DGS, chissà quanti problemi potrebbe creare per gli esponenti del vecchio regime, già nascosti chissà dove ma sempre in buoni rapporti con voi. Così i superiori le hanno chiesto di costruire una storia credibile, ma non vera. Allora lei si rivolge a me, vecchio ebreo comunista ancora in circolazione nonostante i ripetuti soggiorni a Campo Tarrafal, per avere qualche informazione in più dai compagni e imbastirci una versione plausibile da dare in pasto alla stampa che adesso è libera. Per di più io continuo a doverle qualcosa…»
«Diciamo che c’è andato vicino, signor Loew» disse vago Angel Tomás.
«Io, questi qui, li ho visti e conosciuti quasi tutti, e molto più da vicino di come si vedono nelle foto che lei ha messo davanti a me» riprese a dire Loew, come se l’altro non avesse neppure parlato. «Il primo, quello con quei due occhi limpidi, ha una storia più limpida dei suoi stessi occhi. A lui si riferiscono le prime due foto. Per anni ha fatto l’operaio in varie città del nostro paese, avendo come unica preoccupazione quella di sbarcare il lunario e di insegnare l’onestà e dare un’educazione ai suoi quattro figli, dopo la perdita della moglie e del lavoro.»
Una vita sfregiata – Un luogo
Il vecchio comunista fece una pausa passandosi una mano fra i lunghi capelli argentati e guardò il commissario per valutare gli effetti della sua rivelazione, ma Tomás continuava a osservarlo impassibile: l’unico suo movimento consisteva nell’indice della mano sinistra che picchiettava il bordo del portacenere.
«E lo sa perché quell’uomo perse il lavoro?» riprese a raccontare Mordecai, «Proprio per un incidente sul lavoro che quasi lo ammazzò, e gli sfigurò la faccia e la vita… Solo che, sulla seconda fotografia che lo ritrae, la cicatrice del viso non si vede perché la foto è sfregiata come la sua vita. Il posto dove avvenne la tragedia se lo ricordano tutti i lavoratori del paese: una fabbrica in dismissione dove ventuno operai lavoravano per la manutenzione ordinaria, ma senza alcuna norma di sicurezza. Un giorno una scintilla d’olio bollente fece scoppiare un incendio spaventoso che nessuno con gli estintori scarichi poté domare: morirono in sette, un terzo di quelli che lavoravano lì. Altri quattro rimasero feriti o sfigurati dalle fiamme. La fabbrica chiuse definitivamente e nessuna delle vittime fu risarcita: era l’epoca di Salazar e dell’Estado Novo, così per i padroni l’incidente che aveva distrutto la fabbrica grazie ai rimborsi assicurativi si trasformò in un bel guadagno. I superstiti se ne andarono in cerca di un posto migliore. L’uomo di cui stiamo parlando si trasferì qui sulla costa, come se l’orizzonte del mare potesse avere la forza di indicare a tutti un altro destino.»
L’orizzonte negli occhi – Un’epoca
Mordecai s’interruppe e constatò che l’atteggiamento di Tomás adesso era diverso: il suo sguardo manifestava una maggiore partecipazione.
Gli tornò in mente quel giorno di sei anni prima quando inaspettatamente Angel, non ancora commissario e rischiando molto di più della carriera, aveva spostato tutto intero l’incartamento riguardante lui, in stato di fermo presso il dipartimento della PIDE, in un armadio molto in disparte approfittando di una momentanea assenza del funzionario inquisitore.
Così Loew continuò il racconto.
«Il tempo è costante solo sui quadranti degli orologi, e quando le condizioni economiche cambiano in fretta anche il tempo degli uomini si mette a correre. Perciò una donna, che era cresciuta in campagna e in un’adolescenza placida e serena, all’improvviso si ritrova in una maturità dove bisogna scegliere in fretta, dall’oggi al domani. Allora questa bella donna che vede nella terza foto, la cognata dell’uomo di cui abbiamo parlato finora, si mette in testa anche lei di cambiar vita e lo raggiunge qui a Oporto un anno dopo il suo trasferimento. Lui le fa trovare un piccolo lavoro e lei lo ricambia prendendosi cura materna dei suoi figli ancora piccoli, tanto che dopo un po’ questi non la chiamano più ‘zia’, ma ‘mamma’. Lei, ogni volta che ha un po’ di tempo libero, li porta a guardare l’oceano facendo lunghe passeggiate sulla riva del mare a Oporto, a Leixões, a Matosinhos… E pure lei guarda l’oceano come fosse l’orizzonte dei suoi occhi e piano piano racconta loro tutte le vicende della famiglia, belle e brutte, perché il loro papà non sempre ne ha trovato il tempo e la forza: così loro crescono vicino a un padre taciturno, ma sanno il perché e gli vogliono bene sempre di più e imparano che la forza dei gesti, come quella delle immagini, è molto più grande di quella delle parole. Anche loro crescono con il mare all’orizzonte e vedono che non ha confini.»
Senza traccia – Un fatto
Loew tacque per un attimo e il commissario Tomás ne approfittò per chiedere con franchezza: «Ma lei come fa a sapere tutte queste cose?»
«Tomás, lei dimentica che io sono ancora comunista e che la rete dei compagni non è sanguinaria come quella della PIDE o delle Flechas, ma è altrettanto efficiente e ramificata. Tramite le proprie cellule operative, intrattiene legami con tutti i proletari della zona, anche se non sono iscritti al partito, e non solo per motivi di proselitismo. Poco prima della Rivoluzione dei Garofani del 25 aprile, nella famiglia di cui stiamo parlando è avvenuto un fatto: il figlio più grande, che era identico al padre come può constatare dalla quarta fotografia, si è iscritto al Partito Comunista Portoghese in clandestinità e ha fatto perdere le proprie tracce. Così il padre, la zia e i fratelli si sono rivolti a me per saperne di più, conoscendo i miei contatti col partito. Ora, come lei sa bene, in ogni rivoluzione il periodo più critico sono i giorni immediatamente successivi alla presa del potere, quando gli ambienti legati al vecchio regime cercano di riorganizzarsi per contrastare il nuovo corso. Perciò i seguaci dell’Estado Novo di Salazar mettono su, insieme a quelli dell’Aginter e della PIDE, un corpo segretissimo di terroristi il cui compito è quello di spaventare tutti i nuovi simpatizzanti della rivoluzione con pestaggi, torture e assassinii. Qui spunta il ruolo importante del primogenito scomparso, il quale coraggiosamente nel frattempo è riuscito ad infiltrarsi nel gruppo dei terroristi ed è venuto a conoscenza delle identità di molti degli insospettabili che tramano contro la rivoluzione e che per questo diventano ancora più crudeli e pericolosi. Egli comunica man mano all’organizzazione tutti questi nomi incontrandosi di nascosto con un uomo che tutti indicano con il soprannome di “Farsa”.»
Forse Farsa – Un altro uomo
Tomás si sporse verso Loew e chiese in modo risoluto: «Mordecai, chi è Farsa?»
«Il ruolo di Farsa in questa storia non l’abbiamo ancora chiarito del tutto, ma è quello raffigurato nella quinta fotografia: la quarta persona massacrata che avete trovato sulla spiaggia; ed era anche l’unico che poteva sapere chi fossero i congiunti dell’infiltrato. Noi pensiamo che i terroristi, individuato e catturato Farsa, abbiano voluto sapere da lui chi fosse la spia che gli aveva comunicato le loro identità e quelle degli insospettabili dietro le quinte, e per questo lo abbiano torturato. Farsa alla fine ha fatto il nome degli altri tre. Così sono stati tutti sequestrati, uccisi e massacrati chissà dove, e poi abbandonati sulla spiaggia per farli ritrovare in quelle pietose condizioni come avvertimento. Il padre e la zia non c’entravano niente, ma per i fascisti anche la parentela tra proletari è una colpa degna di rappresaglia.»
Mordecai tacque di nuovo e offrì una sigaretta al commissario che la rifiutò, ne accese una per sé e guardò attentamente gli occhi di Angel Tomás che gli chiese a bruciapelo: «Il Partito ne ha le prove?»
«Il Partito non si è ancora organizzato del tutto dopo il ritorno alla legalità» rispose Loew dopo aver riflettuto un po’. «Del resto non è neanche sicuro di quello che faranno in futuro de Carvalho, Costa Gomes e Spinola e soprattutto bisogna impedire che gli ex agenti della PIDE e del DGS possano espatriare, distruggendo o portando con sé la maggior parte degli archivi con le prove di tutti i loro misfatti, tra i quali ci sarà certamente anche questo. Il segretario generale Alvaro Cunhal può impedire per un po’ di tempo vendette indiscriminate, ma poi alle prove per i processi dovrete pensarci voi della polizia, che pare non sia più tanto segreta. Questo vuol dire che trovare i responsabili dell’assassinio di quei poveri compagni sarà molto difficile e soprattutto compito suo, Tomás. Io le ho indicato in che direzione cercare, se vuole fare veramente giustizia.»
«Va bene, signor Loew. La saluto» disse Tomás, mentre cominciava a radunare le foto sparse sul tavolino.
«Aspetti, Commissario. Le foto. Potrebbe lasciarmi le foto?»
«E per quale motivo, Mordecai?»
«Vede Angel, queste foto che lei ha preso dagli archivi dei sorvegliati speciali, sicuramente i figli non ce l’hanno e per loro potrebbero essere l’unico ricordo dei volti del papà, della zia e del fratello. Uno di loro fa l’insegnante di pittura e dipinge molto bene. Sono certo che ne farebbe degli splendidi ritratti. E un ritratto fa ancora più propaganda di una fotografia.»
Pagine ribelli
Il commissario si irrigidì e rifletté per qualche secondo, poi disse:
«Signor Loew, io ho intenzione di andare fino in fondo alla faccenda e queste fotografie sono fondamentali per rinfrescare la memoria a qualcuno e indurlo a parlare, quindi le devo tenere. Da lei volevo solo alcune conferme. Le assicuro che non appena sarà possibile gliele farò avere, consegnandogliele personalmente.»
Tomás fece per alzarsi ma Loew lo trattenne ancora posandogli una mano sul braccio e disse accennando alle foto sul tavolino: «Commissario, io non so se questi qui li hanno uccisi dei fascisti o degli ex poliziotti: comunque le posso dire che quando vennero qui a Oporto erano già morti. Alcuni di noi la morte se la portano dentro perché qualcuno li ha uccisi prima, e non c’è cambiamento che tenga: questi saranno sempre dei diseredati, senza rivoluzione… Angel, qualunque cosa abbiano commesso le persone che mi ha fatto vedere in queste foto, si ricordi: non è stato un reato, ma la reazione ad uno stato di necessità. Lo si vede dalle facce che avevano.» A questo punto Mordecai avvicinò il viso a quello di Tomás fissandolo intensamente, e proseguì sottolineando il tono delle parole che pronunciava stringendo il braccio del commissario. «Come lei lo vide sulla mia faccia, quando nel ’68 mi salvò dalle torture della PIDE, facendo sparire il mio dossier dai loro maledetti archivi. Cerchi di farlo capire ai suoi superiori. Però, siccome temo che sarà impossibile, lei non gli dica tutta la verità, perché mai la verità è uscita fuori da un ufficio di polizia. Vada da un redattore di sinistra e trasformi tutto in una storia. Forse una storia giornalistica sarà più utile e più credibile per tutti; e tutte quelle identità soppresse potranno tornare ad essere persone vere in mezzo ad una vita vera. Questo almeno è il consiglio che posso darle io, vecchio ebreo comunista: poi lei faccia come cazzo le pare…» A questo punto Loew ebbe la voce rotta da un singhiozzo e lasciò andare il braccio del commissario.
Tomás si alzò continuando a fissarlo negli occhi inumiditi e lentamente raccolse ad una ad una le foto sparse sul tavolino, senza dire una parola. Si aggiustò il bavero dell’impermeabile con la sinistra, mentre con la destra infilava in tasca le fotografie. Fece per andarsene allontanandosi di qualche passo, poi si girò a guardarlo ancora una volta e disse: «Ci vediamo, Mordecai. Lei non mi deve più nulla. Non mi ha mai dovuto nulla.»
Loew gli sorrise, poi abbassò ostentatamente lo sguardo per riprendere a leggere il giornale, stendendo con cura le pagine che si ostinavano ancora a svolazzare ribelli alla brezza dell’oceano.
Enrico Smith
Il racconto si ispira ad alcune opere del pittore Enzo Lisi

