I Sepolcri di Anthems (2641).
A partire dal 5 maggio 2121, dopo lunghi negoziati diplomatici, il ventunesimo anno di ogni secolo s’iniziò a rievocare sui pianeti dell’Unione Galattica la scomparsa di un imperatore della storia del XVIII e XIX secolo di Terra Magistra, ammirato dai leader dell’Unione perché era stato uno dei primi a perseguire una politica di annessione fra stati.
A tale commemorazione secolare, si aggiunse in seguito quella più popolare del culto generalizzato dei morti a scadenza decennale, su tutti i pianeti pervenuti allo stadio di civiltà di Terra Magistra. Ogni sistema stellare ne aveva uno di particolare retaggio mitico o religioso, in cui venivano custodite le spoglie dei defunti senza discriminazione di fede o tradizione culturale, in innumerevoli città-sepolcro.
Nella ricorrenza del 5 maggio 2641 il Capitano O’Bannon mi chiese di accompagnarlo, in qualità di amico oltre che di fotografo, per una visita privata sul pianeta Anthems nel lontano Sistema di Huxley, dove riposavano i suoi avi. O’Bannon era in licenza e avrebbe pilotato la sua astronave privata Smallark, mentre il mio compito sarebbe stato quello di fotografare il monumento funebre dei suoi genitori che non visitava da tempo.
Nel minuscolo cimitero di Kindarl, uno dei più suggestivi di Anthems, ebbi modo di osservare il Capitano Lazarus O’Bannon Smith inginocchiarsi e segnarsi davanti alla tomba dei suoi cari, cosa di cui non l’avrei mai ritenuto capace. O’Bannon s’avvide della mia sorpresa e spiegò rialzandosi: “Non mi segno quando vedo un’immagine sacra, però comincio a pensarci. Per la verità è già un po’ di tempo, da quando i miei genitori vengono a trovarmi in sogno. Prima da giovane non succedeva. Un vecchio attore mi aveva detto citando un suo copione cinematografico ‘Il passato è un macigno: affoghi se te lo porti dietro’ (*). A lungo ho creduto che fosse così, ma adesso non ne sono più sicuro. Quando il cammino delle speranze diventa più breve e ristretto di quello dei ricordi, il passato può essere un’ancora di salvezza.”
Sulla via del ritorno – percorsa lungo un sentiero terroso circondato da filari di vitigni violacei illuminati da un tramonto di identico colore – nella piccola città di Eisenmoor sostammo a rifocillarci presso la caratteristica taverna ‘El Grupo’ dell’oste Angèl Cordovano, che evidentemente il Capitano già conosceva, ordinando una caraffa dell’ottimo vino prodotto dallo stesso proprietario. Costui era un tipo gioviale e, quando alla penombra tremolante di un grosso cero depose sul nostro tavolo il recipiente colmo, sorrise ad entrambi. Poi esitando per un po’ con aria bonaria si terse le mani umide sull’ampio grembiule. “Il vino di Noè non sarà stato certo migliore di questo. Però è stato sufficiente a procurargli una memorabile ebbrezza!“ esclamò ridendo allegramente, mentre O’Bannon lo scrutava con simpatia intanto che ci lasciava da soli alle nostre chiacchiere.
Cordovano aveva ragione: quel vino era veramente squisito nonché di forte gradazione alcolica, tanto che già il primo bicchiere mi rese audace. Così mi feci coraggio e chiesi ad O’Bannon un’opinione – proprio a lui che era sempre così restio ad esprimerle – a proposito delle dispute religiose riaccesesi su Terra Magistra negli ultimi tempi. Con mia grande sorpresa Lazarus rispose senza indugio, dimostrando anch’egli un sincero interesse. Indubitabilmente anche su di lui quel nettare stava facendo effetto!
“Caro amico, non si stupisca di quanto accaduto su Terra Magistra. Credo sia normale che, in tempi difficili come questi, i convertiti facciano più notizia dei fedeli stessi. Come mi hanno insegnato i savi Tessiti, la religione e la fede sono due cose ben diverse: di religioni ce ne sono tante nelle Galassie ma la fede, se c’è, è una. E l’una non può valere l’altra” sentenziò infine il Capitano, dopo avermi illustrato come la pensava sulla situazione.
La sua imprevista disponibilità al dialogo mi incoraggiò a sottoporgli un’altra circostanza che aveva suscitato in me grande curiosità, ossia l’ubiqua e discreta presenza di una musica armoniosa che ci aveva accompagnato durante tutto il percorso della visita al cimitero di Kindarl.
“Ci faccia caso, amico mio: la musica può diventare un incantesimo, una magia che fa stare zitti tutti e spegne il chiacchiericcio del mondo; ecco perché da un paio di secoli nei cimiteri galattici viene diffusa in continuazione. E forse non solo i morti hanno bisogno di silenzio, in certi periodi…”, fu la sibillina conclusione del Capitano O’Bannon.
Seguono la foto dell’astronave Smallark al largo di Anthems e del suo sole, e quelle dei genitori naturali di Lazarus, Novicius O’Bannon Smith e Klara Klebs, rielaborate dalle memorie digitali del registro cimiteriale di Kindarl, settore 14, livelli 2873 e 2878.
(*) Walker/John Malkovich, dal film ‘Bullet Head'(2017).



Testo, elaborazioni e rendering digitali di Enrico Smith.