A caccia di Aurore Astrali
Io, da vecchio hegeliano, ho sempre apprezzato molto più la Storia dell’Uomo che la Natura. Parafrasando il Grande Filosofo potrei dire che non trovo “nulla di grande né di piacevole” nei panorami galattici, e nei pianeti non vedo che “masse informi”. Però, mio malgrado, la fama di fotografo mi portò ad avere contatti con un’organizzazione naturalistico ambientalista (particolarmente ostinata nella scoperta e nella difesa degli ambienti galattici più remoti e insignificanti) che si sviluppò nel Sistema Solare e le sue colonie durante la seconda metà del XXIV secolo: la “Greener Army”.
Uno dei suoi più animosi attivisti era Derek “Beach Boy” Stanton. Costui mi contattò e, con un buon contratto e una buona astronave, mi convinse a seguirlo in una rischiosa missione. Con la Green Betelgeuse andammo alla ricerca di un fenomeno rarissimo: le Aurore Astrali della galassia VEX Hs-2013-11-B, che era nota per i micidiali asteroidi vaganti e per queste “aurore”, che altro non erano che gigantesche emissioni di particelle della radiazione cosmica di fondo. Il fenomeno era causato dall’interazione delle emissioni con le frequenze luminose, provenienti dagli astri circostanti, che in certe zone dell’Universo le rendevano coloratissime.
Stanton, all’opposto di me e come tanti altri da secoli, era fissato con la natura e voleva documentarne i fenomeni di persona, anche a costo di lasciarci la pelle. Nel 2367 accompagnai “Beach Boy” in un safari fotografico alla ricerca delle più suggestive Aurore Astrali, quelle situate nella cintura asteroidale tra i pianeti Pròtagon e Dèuteros, visibili in ordine di distanza nella foto, insieme al sole Vex Ruber, dalla brillantezza rossastra.
Derek Stanton era un vero temerario, ma sapeva pilotare bene la sua nave che faceva schizzare tra gli asteroidi come la pallina di un flipper, evitandoli sempre per un pelo, rendendo in tal modo straordinaria la visione delle Aurore Astrali per le particolari inclinazioni che sapeva imprimere al mezzo. Naturalmente io avevo il cuore in gola, e maledicevo il mio assenso a quell’assurda missione, in cui fotografavo, tra l’altro, aspetti che per me rivestivano ben poco interesse.
Comunque i soldi che ricevetti dai fanatici sostenitori di “Greener Army” – tutti ricchi investitori finanziari nelle produzioni planetarie più inquinanti e pericolose – e i sublimi spettacoli naturali galattici che ebbi possibilità di osservare (di cui la foto è una piccola testimonianza) compensarono gli attimi di terrore provati durante il viaggio con la Green Betelgeuse e quell’invasato di Derek “Beach Boy” Stanton. Amen.

Testo scritto, elaborazioni e rendering digitali di Enrico Smith