Fin dal XXIV secolo la proliferazione delle connessioni telematiche aveva disabituato dalla lettura gli abitanti di Terra Magistra e della Galassia. Della tradizione dei grandi classici del passato si occupavano soltanto lettori professionisti, o illustratori di compendi dei testi originali, durante speciali eventi sempre meno frequentati.
Il declino culturale era cominciato intorno all’anno 2340 nella cosiddetta ‘Era della Pace e della Produttività’. Un certo Egon Herrigel fu protagonista suo malgrado di un’incredibile vicenda, allorché la perspicace bibliotecaria Saja Rembrandt lo aveva scoperto capace di leggere: egli infatti tratteneva a lungo i libri presi in prestito dalla Biblioteca Ludico-Antiquaria, abitudine che non aveva più nessuno. Incuriositi i due si erano rivolti allo psicofilosofo Sator Mandel. Questi dimostrò loro di essere fra i primi esseri umani di un’epoca nuova dove il culto per la lettura si sarebbe un’altra volta diffuso. E così avvenne. Però dal XXVI secolo tale inclinazione tornò ad affievolirsi in tutta la Galassia e proprio a cominciare da Terra Magistra, anche se già molte dinastie avevano imposto la lettura cartacea nei loro regni, ricostruendo una grande civiltà sulle basi di un sistema scolastico severo e selettivo. Queste stirpi, non accettando un’altra età di decadenza, avevano armato a proprie spese ingenti flotte di astronavi con le quali erano volate negli angoli più remoti dello spazio, in una diaspora separatista dai confini vastissimi passata alla storia come ‘Nuova Koinè’.
Su Terra Magistra, dopo quasi due secoli di regresso culturale, l’Istituto delle Culture Primitive fondato dalla dottoressa in Psicofilosofia Storica e Paleolinguistica Clois Anangaranda, per contrastare tale regresso organizzò una missione scientifica nel Sistema di Fomalhaut dove si era diretta gran parte della Koinè, allo scopo di riscoprire antichi metodi d’istruzione. In particolare, tanti esploratori e operatori mercantili avevano indicato il pianeta Phènnis quale sede di una florida civiltà che aveva dato vita ad una società fondata sulla rigorosa istruzione, sulla filosofia e su saldi principi religiosi. L’unicità del modello culturale era tale da suscitare la curiosità dei ricercatori dell’Istituto: pertanto la dottoressa Anangaranda, supportata dalle finanze di numerosi suoi facoltosi sostenitori, noleggiò la gigantesca astronave Hugeroof e arruolò i navigatori più esperti. Tra questi, oltre al sottoscritto, non potevano mancare due amici come il Capitano Lazarus O’Bannon Smith e l’armatore esobiologo Fletcher Gordon.
Alla fine dell’anno la Hugeroof decollava da una regione desertica di Terra Magistra, iniziando quella che fu poi reputata una delle più importanti missioni culturali della storia: la ‘Doctrina Iterum’. E già agli inizi del 2755 la grande astronave si trovava nel disco circumstellare di Phènnis, dopo aver percorso in meno di un mese i venticinque anni luce di distanza da Fomalhaut.
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Una volta effettuato l’atterraggio sul pianeta e concluse le procedure di sbarco, la nostra delegazione si era recata al Palazzo Idiomatico della capitale Notoria per incontrare il Duca Polemarco Quintus Armenus, benevolo ed esperto sovrano che ci accolse con molto riguardo. Il Duca era anche un valente archeolinguista e psicostorico ben noto agli accademici di Terra Magistra, famoso per parlare e tradurre antichissime lingue, in un tempo dove l’abbandono della lettura cartacea e della scrittura amanuense aveva incanalato le culture estranee alla Nuova Koinè verso un progressivo distacco da discipline umanistiche come la letteratura, l’arte e la filosofia. In conseguenza di ciò e del predominio della cultura scientifica e tecnologica, gli studiosi di quelle che una volta erano definite materie classiche sopravvivevano con magri stipendi in modo frugale, soddisfatti comunque che la scienza avesse consentito progressi tali da migliorare straordinariamente le prospettive di vita per tutti.
L’aula destinata all’incontro, situata nel sottosuolo per contrastare l’intensa calura della superficie, non era né grande né sfarzosa; possedeva però l’inconsueta caratteristica di avere i muri ricoperti di scaffali zeppi di antichi volumi e rari manoscritti, esemplari superstiti delle campagne di promozione informatica attuate dopo il XXIV secolo. Il profumo che si respirava nella sala dove eravamo stati accolti dal Duca Polemarco e dagli Arconti che lo accompagnavano, emanava l’effluvio resinoso dei legni d’arredo naturali che avevo percepito in pochi altri luoghi. Dopo i convenevoli di rito tra le due delegazioni, il Duca parlò. “Amici terrestri” disse, “le ragioni della vostra visita devono essere ben motivate se per raggiungere Phènnis avete osato sfidare la cintura di asteroidi che lo circonda e il suo clima infuocato. Come può la nostra periferica civiltà influire sull’intera cultura della Galassia? Credete davvero, come ci è stato anticipato dai vostri ambasciatori, che ricostituendo su Terra Magistra antichi insegnamenti come il greco, il latino, o la filosofia, si possano ancora una volta divulgare le letture cartacee come ai tempi dei comuni progenitori? La nostra piccola civiltà è riuscita a cambiare solo il tipo di vita nella Nuova Koinè. Qui da noi ci si incontra di persona parlando e leggendo, in piacevoli riunioni che gli avi terrestri chiamavano simposi: così impieghiamo il tempo libero della nostra giornata. Altrove pare che l’universo abbia fretta, senza saperne la ragione. Concentrarsi per leggere più di dieci righe di scrittura è diventato inconcepibile. Come si sia arrivati a tutto ciò non lo sa nessuno qui a Phènnis, ma non c’interessa. I problemi di altre culture non ci riguardano: l’importante è che noi possiamo percorrere in pace la nostra via. È per questo che secoli fa abbiamo scelto l’esilio volontario nell’immensità del cosmo.”
La dottoressa Anangaranda non replicò e con un cenno lasciò la parola a Fletcher Gordon che, essendo stato l’armatore di tanti vascelli spaziali della diaspora, era apprezzato da Quintus Armenus per gli aiuti tecnici e finanziari da lui ricevuti a suo tempo.
“Nobile Quintus” replicò l’armatore, “il nostro scopo è quello di testimoniare la considerazione che su Terra Magistra si ha nei confronti della cultura che la vostra civiltà è stata capace di esprimere, nonostante i secoli bui che ci hanno preceduto; desideriamo solo valutare il successo dei vostri metodi per adottarli noi stessi. Con l’intransigente insegnamento scolastico e l’utilizzo esclusivo della lettura cartacea, avete recuperato lo studio del pensiero antico. Divulgando la filosofia del XIX e XX secolo, avete trasmesso a tutti i coraggiosi partecipanti alla diaspora della Nuova Koinè il vero significato della conoscenza, che non può prescindere dalle idee dello spirito e dalle rappresentazioni che ce ne facciamo attraverso l’osservazione del mondo esterno. Nobile Quintus, in fondo siamo venuti qui soltanto a curiosare sul vostro sistema di vita!”, concluse scherzando l’armatore. Udite queste parole e il loro tono amichevole, il Duca fece un largo sorriso ponendo una mano sulla spalla di Fletcher Gordon e la freddezza dell’incontro si dissolse. Anche gli Arconti sorrisero sollevati e mostrarono le mani aperte in segno di concordia.
Per altre due settimane la missione proseguì con frequenti riunioni tra gli studiosi della spedizione e quelli del Consiglio degli Arconti; la dottoressa, che vi partecipava costantemente assieme ad Armenus, vergava su quaderni di carta appunti rigorosamente scritti a mano. Come semplice fotografo, io non ero autorizzato ad assistere a queste tavole rotonde: potevo soltanto curiosare un po’ nei dintorni ed informarmi sui costumi dei phenniani, non troppo diversi da quelli delle classi istruite di Terra Magistra. Mi stupiva però, oltre al garbo di tutti i cittadini, il rispetto che i giovani nutrivano verso gli anziani così come il comportamento educato: la loro allegria si manifestava soltanto negli ambiti giusti e mai in modo esagerato.
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Durante il viaggio di ritorno su Terra Magistra, mentre Clois Anangaranda coordinava i colloqui per la stesura dei rapporti da sottoporre all’Istituto delle Culture Primitive, volli chiedere a O’Bannon cosa pensasse della risposta che Fletcher Gordon aveva dato al Polemarco durante il primo incontro. “Mio caro amico” rispose, “i secoli a cui alludeva Gordon furono fondamentali per l’evoluzione del pensiero dell’umanità. Credo che egli si riferisse ai tre grandi filosofi Hegel, Schopenhauer e Wittgenstein, oggi poco noti, per stuzzicare l’amor proprio di Quintus. I primi due agli inizi dell”800 avevano convinzioni opposte: lo spirito che si faceva realtà attraverso l’opera dell’uomo, per l’uno; il mondo che si manifestava come volontà e rappresentazione nella coscienza di ciascun individuo, per l’altro. Il terzo, in pieno XX secolo, svelò quanto fosse importante conoscere l’autentico significato delle parole per il pensiero logico, infatti eventuali fraintendimenti avrebbero portato a irreparabili equivoci nella comprensione di qualsiasi discorso. Questi filosofi furono tra i più significativi per la cultura terrestre, basata sulla lettura e sulla scrittura. Oggi essa sopravvive unicamente nelle civiltà di Phènnis e della Nuova Koinè, dove l’insegnamento è duro sin dall’infanzia. Non credo che la buona volontà della Anangaranda possa ridarci una cultura della conoscenza. Neanche su Terra Magistra. Temo che il coltello debba andare più a fondo di quanto la dottoressa immagini…”, concluse scettico O’Bannon.
Nelle foto che seguono: l’enorme astronave Hugeroof nel mezzo della fascia degli asteroidi, in avvicinamento al rovente pianeta Phènnis; la dottoressa Clois Anangaranda ed il Polemarco Quintus Armenus; le rovine imponenti dell’antica fortezza Notoria edificata su un’isola nel primo secolo della colonizzazione del pianeta dal leggendario Dux Vantus Notorius, il quale avrebbe poi fondato sulla costa l’omonima capitale; infine l’infernale visione notturna delle lave di Quibla, celebre riva vulcanica dell’Oceano del Nord, ambita meta turistica nonché importante risorsa per il bilancio di Phènnis. “Talvolta anche noi dobbiamo adeguarci al mercato galattico e subire le leggi dell’economia”, si era lasciato sfuggire a denti stretti il Polemarco durante un colloquio a quattrocchi con il Capitano O’Bannon, che in seguito mi aveva confidato quell’inaspettata ammissione con un ironico sorriso.





Testo, elaborazioni e rendering digitali di Enrico Smith.