Ma chi è davvero Sator Vargan? (2667)

Ma chi è davvero Sator Vargan?

Nel 2665 i più importanti media si misero a caccia dello scienziato autore delle scoperte ed invenzioni che dal secolo XXII avevano cambiato i destini dell’Umanità, consentendo tra l’altro l’aumento della durata della vita e la conquista degli spazi extra galattici. Il suo nome era Sator Vargan e la sua identità si scoprì per caso quell’anno, dato che lui stesso e la sua cerchia di collaboratori l’avevano sempre tenuta celata, ritenendo che il lavoro scientifico fosse più efficace se svolto lontano dai clamori della cronaca.

La rivista ‘New Space Life’, con cui collaboravo dal 2037 ai tempi dei miei primi viaggi sulla Luna, mi incaricò di un reportage sullo scienziato; così, dopo due anni trascorsi nella richiesta dei permessi e nell’allestimento della modernissima astronave, andai ad incontrare di persona Vargan, molto vecchio ma ancora in piena attività, con l’armatore Fletcher Gordon, il Capitano O’Bannon e mio figlio Evgeniy.

Una volta accomodatici nella sua biblioteca, Vargan illustrò le ricerche e le vicissitudini della sua vita, parlando a lungo. Finita l’intervista e prima del commiato, ci fece un’ultima rivelazione dicendo che non voleva disporre la sua auto soppressione finché non avesse suggellato quella che lui chiamava ‘la scoperta definitiva’: ossia influire beneficamente sulle sorti dell’umanità modificando le strutture del pensiero, attraverso l’interazione delle leggi del Campo Unificato con i meccanismi funzionali del cervello, sulla scorta delle ricerche fatte nel XXIII secolo da un suo quasi omonimo, lo psicofilosofo Sator Mandel, dell’allora celebre università terrestre di Taškent, da lui rocambolescamente recuperate. Sapeva di oltrepassare i limiti della mente per attingere i confini dell’anima, violando quelli che fino ad allora erano stati i tabù della psicologia e della morale; ma era determinato a compiere assolutamente l’impresa prima di programmare la sua fine.

Vargan, come l’amico comune Maggiore Càntor Dràgan che ci aveva fatto da ambasciatore presso di lui, apparteneva alle Stirpi Ganèe discendenti dall’antico pianeta Gan, situato nel Sistema III Sirio della Costellazione del Cane. I Ganèi si distinguevano per la loro intelligenza strategica, tanto che eccellevano nella ricerca applicata, nell’arte militare e nel gioco degli scacchi. Individuarli era facile perché i loro patronimici terminavano tutti col suffisso ‘-gan’, rappresentativo dell’origine planetaria. Nel XXIV secolo, per le loro superiori capacità erano stati oggetto di pretestuose discriminazioni e crudeli persecuzioni, da parte di fanatici dittatori che presero il potere in quel periodo burrascoso, quando le Unioni Galattiche non erano ancora ben salde nel controllo politico globale. Purtroppo lo sterminio di interi popoli e gruppi, a torto incolpati dei mali della società, era stato praticato ancor prima del cristianesimo arcaico. Proprio per debellare questa atroce consuetudine Sator Vargan si prefiggeva di trovare il modo scientifico di cancellare certi risvolti diabolici dalla psiche umana.

La prima foto mostra un’istantanea di Vargan nella penombra dello studio; la seconda, scattata al largo di Odòs Gan, riconoscibile dai suoi anelli con sullo sfondo il Triangolo Invernale e in basso la stella Sirio della costellazione del Cane, mette in risalto la filante linea dell’astronave ‘Exodus IX’. Con essa raggiungemmo lo scienziato, che ormai risiedeva su Odòs Gan, l’originario pianeta Gan dove fin dal XXV secolo i Ganèi erano tornati in forze da una lunga diaspora, rinominandolo e reprimendo le ritorsioni terroristiche delle popolazioni indigene con la potenza di un invincibile esercito e di una selezionatissima immigrazione. Lì avevano fondato un progredito stato autonomo, inespugnabile rifugio delle loro stirpi superstiti.

Forse considerando quest’aspetto tragico della questione e scettico sulle possibilità e gli ostentati fini di Sator, Fletcher Gordon sulla via del ritorno si rivolse a me e a mio figlio pronunciando un drastico giudizio che ancora ricordo. “Mi augurerei – disse – che andasse tutto come sostiene Vargan; ma c’è un però. Il male è sempre intorno a noi e dopo un po’ non ci fai più caso. È come quelle brutte foto che mettevano sui pacchetti di sigarette nel XXI secolo. La gente non guardava il pacchetto di sigarette: alla gente interessavano solo le sigarette che c’erano dentro. E il male può dare gusto come quelle sigarette: nessuno baderà mai alle conseguenze.”

Mentre Evgeniy ed io lo guardammo sorpresi dalla critica allusione alla figura dello scienziato, il Capitano O’Bannon invece sorrise e assentì con un cenno convinto.

Istantanea di Sator Vargan
L’astronave Exodus IX al largo di Odòs Gan

Testo, elaborazioni e rendering digitali di Enrico Smith.