Presentazione delle opere digitali di Enrico Smith
Ogni opera consiste in un’immagine virtuale, realizzata al computer con software di elaborazione tridimensionale, successivamente stampata in laboratorio specializzato su adeguati supporti di varie dimensioni e materiali (forex, alluminio, carta fotografica, ecc.).
Le raffigurazioni che si vedono nelle opere non sono scatti fotografici, come in alcuni casi potrebbe sembrare, ma “rendering” – ossia file digitali riproducibili materialmente con procedimenti fotografici – di vere e proprie scene virtuali immaginate e progettate dall’autore, con l’ausilio di programmi di grafica 3D.
Tali scene sono composte di oggetti che mescolano linee, forme, textures, colori e riempimenti disegnati e manipolati direttamente dall’artista sullo schermo del computer, con l’utilizzo di periferiche come mouse, tastiera o tavoletta grafica. Tutti gli oggetti che si vedono nella rappresentazione sono stati ricreati dal nulla ed elaborati al computer senza l’aiuto di programmi di foto-ritocco tradizionali, all’interno di una scena virtuale completamente vuota all’inizio, costruita passo passo e riempita di oggetti immaginari. La realizzazione di tutto ciò richiede quindi molte ore di lavoro, oltre che una buona dose di fantasia.
Quello che si vede nelle figure non esiste realmente e nessun oggetto tridimensionale è stato fotografato in precedenza. Perciò ogni opera è un’immagine, di solito in formato JPG o TIFF, costituita da una composizione di oggetti virtuali, risultato di una elaborazione digitale realizzata per lo più in cinque fasi successive: 1) disegno, 2) rivestimento, 3) illuminazione e inquadratura, 4) compositing, 5) rendering finale.
Quanto è raffigurato nelle opere non esiste nella realtà, e tanto meno alcun oggetto è stato in precedenza fotografato.
Solo per alcuni sfondi d’ambiente o rivestimenti d’oggetti sono utilizzate le cosiddette “mappature” – ossia ritagli di generiche fotografie digitali (particolari di cieli, volti o panorami, ad esempio) – applicate sugli oggetti inseriti nella scena virtuale che si vuole realizzare, e successivamente adattate con accuratezza alle forme e dimensioni degli stessi oggetti così “rivestiti” e ai diversi punti di vista della scena.



